Questione di libertà, non di abito
Ieri su una spiaggia di Alghero ho rivisto una signora che indossa un burkini. Vale a dire, una specie di casacca abbondante con i calzoni che la coprono dal collo al piede. È di un bel (?) blu scolorito dalla salsedine, la usa da anni. Immagino che la signora in questione, italiana e mi pare anche con una bella calata sarda, soffra di allergia alla luce solare. Ma se volesse passare le ferie a Cannes? Dovrebbe rinunciare alle sue lunghe nuotate perché i francesi s’arrabbiano? Bene ha fatto il ministro Alfano, per una volta, a pronunciarsi sulla libertà di esprimere la propria religiosità come si crede.
Manuela Mori manumori52@gmail.com
Be’, la signora di Alghero, andasse a Cannes, potrebbe chiedere un’esenzione: sono certo la otterrebbe. Ma il punto non è questo. Il punto è: il divieto del burkini è opportuno? Secondo me, no. È vero, quel vestito non favorisce l’integrazione, e chi arriva in Europa deve rispettarne le leggi e onorarne le tradizioni: ma andare in spiaggia seminudi è tra queste? Capisco invece il divieto del burqa, che rende le persone irriconoscibili: motivi di convivenza e sicurezza spingono in questo senso. Il divieto del burkini è invece farsesco: la prova che l’integrazione alla francese ha il fiato corto. Certo, se una donna fosse costretta dal marito o dal padre a scendere in spiaggia così bardata, cambierebbe tutto. Ma allora diventa una questione di libertà individuale, non di abbigliamento.
Il medagliere europeo
Gentilissimo Severgnini, l’Unione Europea trionfa alle Olimpiadi di Rio ma il medagliere non lo riporta! La vecchia Europa supera di oltre il doppio il numero di primi, secondi e terzi posti appannaggio degli Stati Uniti d’America e della Cina, anche senza l’apporto della Gran Bretagna. Tre proposte per Tokyo 2020: far sfilare la doppia bandiera, quella nazionale e quella con le 12 stelle; il medagliere indicherà, a fianco dei nomi degli Stati, anche “Ue”; l’inno nazionale dei singoli Paesi sarò preceduto dalle prime battute dell’Inno alla Gioia. L’Europa non può essere ridotta alla moneta, al fardello di una classe politica riciclata e a una burocrazia strapagata.
Antonio Deiara pentagrammando@virgilio.it
Bravo, Antonio! La narrazione dell’Europa, da anni, è in mano ai nemici dell’Europa. Chi la ama, purtroppo, la racconta senza convinzione, senza passione e senza emozione: e ovviamente non convince nessuno.