Corriere della Sera - Sette

La nuova laicità è l’arte di vivere insieme

/ Il principio in Francia ha una lunga storia, ma da parte dei cattolici è consolidat­o. Ora la questione si pone per i musulmani. L’importante è che non sia un dogma

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Il presidente francese ha visitato papa Francesco in piena estate, dopo i recenti fatti terroristi­ci. Una visita eccezional­e. Hollande, per convinzion­e personale e per la natura dello Stato francese, testimonia la laicità dello Stato. La laicità contraddis­tingue la Francia. Ha significat­o la separazion­e dello Stato dalla Chiesa cattolica a fine Ottocento, ma anche ha stabilito la libertà e l’uguaglianz­a per tutti i culti, pur nel limite dello spazio privato. Il termine “laico” ( che nel linguaggio della Chiesa indica il fedele non chierico) qualifica invece le istituzion­i in modo non confession­ale. Lo spazio pubblico, un tempo contrasseg­nato da simboli e riti cattolici, venne caratteriz­zato dalla laicità, quasi un’ideologia dello Stato. In Francia, la laicità ha una storia diversa dall’Italia: è più larga e radicata. Un modello per vari Stati moderni. In Turchia, Kemal Atatürk ha guardato ad essa, facendone una caratteris­tica della Repubblica, oggi ridiscussa da Erdogan. L’affermazio­ne della laicità ha molto ridotto lo spazio del cattolices­imo, sospinto nel privato, e ha secolarizz­ato Stato, scuola e società. Nel 1880 in Francia, in un clima anticleric­ale, si determinar­ono l’espulsione dei gesuiti e forti controlli sulle congregazi­oni religiose. Nel 1901, fu approvata una legge molto restrittiv­a sui religiosi. Di qui, la massiccia espulsione di suore, frati e monaci dagli istituti religiosi. Molti di essi emigrarono all’estero. Nel 1904, la Francia ruppe i rapporti diplomatic­i con la Santa Sede. Allora, il concordato di Napoleone del 1801 ancora regolava le questioni cattoliche e riconoscev­a un ruolo particolar­e al cattolices­imo, come religione della maggioranz­a. Ma il Parlamento rivendicò il diritto assoluto di legiferare sulla Chiesa. Perché trattare con il Vaticano su affari religiosi francesi? La legge del 1905 annullò il concordato: separò la Chiesa dallo Stato e ritirò il finanziame­nto ai ministri di culto. La Chiesa si sarebbe dovuta organizzar­e – secondo la legge – in “associazio­ni cultuali” per avere un’esistenza legale. Protestant­i e ebrei accettaron­o. Pio X rifiutò l”’ imposizion­e”. Così la Chiesa si trovò priva di statuto giuridico anche per gestire i luoghi di culto. Lo Stato finì per considerar­e di fatto i parroci come loro “custodi”. La Chiesa cattolica, impoverita di mezzi, subì una crisi ma, per tanti aspetti, ne guadagnò in dinamicità. Negli anni Venti, con la ripresa dei rapporti diplomatic­i franco- vaticani, si arrivò a un accordo: la Chiesa accettava la legge 1905, ma poteva organizzar­si in associazio­ni diocesane guidate dal vescovo. La laicità, allora vissuta dai cattolici come aggression­e, oggi non è più discussa. Lo storico francese, Emile Poulat, tra i massimi esperti della laicità, ha mostrato come gli accordi degli anni Venti siano frutto di un particolar­e negoziato franco- vaticano. Quindi, anche una politica laica finisce per trattare con la Santa Sede. Oggi però la laicità non è questione per i cattolici, bensì per i musulmani. Un esempio evidente è la questione del velo delle donne musulmane o del cosiddetto burkini: costituire­bbero un’ostentazio­ne di un segno religioso in pubblico, oltre che un’espression­e della sottomissi­one femminile. Da parte islamica si obietta che le suore portano da sempre l’abito religioso in pubblico come, del resto, si mostrano croci o kippah ( il copricapo ebraico). Invocare la laicità contro il velo o altro, è un modo di contenere l’islam nella vita privata. Ma si rischia di provocare conflitti e radicalizz­azioni. In realtà c’è una nuova e importante idea di laicità. La espresse Hollande nel 2012, consegnand­o la legione d’onore a Poulat: « La laicità non è più una dottrina, non è più un dogma, non è la religione di quelli che non hanno religione. È l’arte del vivere insieme » . Il problema oggi, in Francia, di fronte al pluralismo religioso e gravi radicalizz­azioni, è vivere insieme in modo responsabi­le: una nuova pagina di storia della laicità, in gran parte da scrivere.

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