Una “questione tedesca” lunga un anno
/ Dopo il nazismo, a Berlino praticare la leadership è stato un tabù costante. Ora il futuro di Frau Merkel dipende dalla sua capacità di gestire il ruolo del Paese in Europa
I12 mesi che abbiamo di fronte, da ora alle elezioni federali in Germania nell’autunno 2017, avranno come filo rosso una rinnovata “questione tedesca”. E con essa il futuro politico di Angela Merkel. Esattamente un anno fa, la Cancelliera apriva le porte del Paese ai rifugiati siriani. E con ciò metteva la politica su un binario nuovo, sia a Berlino che nel resto d’Europa. Per la prima volta, la leader tedesca intraprendeva una strada per ragioni di convinzione, senza calcolarne le conseguenze politiche in tutti i suoi aspetti come aveva fatto fino a quel momento per tutte le decisioni precedenti. Dare asilo a chi fugge dalla guerra era per lei un imperativo indiscutibile: poi succeda quel che deve. Oggi sappiamo che quella scelta è stata esplosiva. La crisi dei rifugiati è balzata in testa a tutte le numerose crisi europee, le ha relegate in secondo piano: è diventata il cuore del confronto politico della Ue, sia al proprio interno sia verso l’esterno. E ha reso evidente come mai prima che ogni decisione presa a Berlino è decisione fondamentale per tutta l’Europa. Un anno dopo, Merkel è ancora in sella, a differenza di quanto molti commentatori prevedevano qualche mese fa e potrebbe ricandidarsi per un quarto mandato alle prossime elezioni. Soprattutto, la Germania ha Nell’autunno del 2017 in Germania si terranno le elezioni federali: un anno fa la cancelliera Merkel apriva le porte ai profughi siriani e per la prima volta intraprendeva una strada per ragioni di convinzione, senza calcoli politici. assunto un ruolo internazionale molto più assertivo e più centrale di prima. Una serie di Paesi e di opinioni pubbliche – Stati Uniti in testa ma anche in Medio Oriente e in Asia – hanno considerato la scelta di aprire ai profughi non solo un’affermazione morale ma anche un esempio di leadership che in Europa non si vedeva da anni. Altri l’hanno vissuta con disturbo: i Paesi dell’Est europeo a disagio di fronte agli immigrati. Altri ne hanno approfittato per approfittare della oro posizione geopolitica: la Turchia. Altri ancora l’hanno osteggiata: la Russia di Putin che sta cercando di usare la crisi dei rifugiati per creare divisioni nella Ue. In ognuno dei casi, Berlino e Frau Merkel sono diventati il motore della politica interna e estera della Ue.
UN MONDO PIENO DI DISORDINE Per la Germania postbellica, si tratta di una posizione del tutto nuova: dopo la tragedia nazista, praticare ogni forma di leadership è stato un tabù tedesco costante. Qualcosa che ripropone la questione del ruolo del Paese in Europa, troppo centrale per essere pari agli altri. La storica “questione tedesca” si ripropone: il futuro di Frau Merkel dipende dalla sua capacità di gestirla in un mondo in pieno disordine. @ danilotaino