Corriere della Sera - Sette

Il fattore su cui Marx aveva (talvolta) torto

/ Il denaro non prevale su tutto: a dimostrarl­o è il fatto che nei Paesi dove si spende di più in sanità si vive meno a lungo che in Grecia o in Cile

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Guardi, riguardi, studi bene i numeri e la prima cosa che pensi è: Karl Marx non aveva ragione. Non è vero che le condizioni materiali sono tutto ciò che conta e che l’onnipotenz­a del denaro si impone regolarmen­te su qualunque altra dimensione delle nostre vite. Come altrimenti spiegare uno dei paradossi più singolari del nostro tempo? Provo a riassumerl­o, da dati raccolti dalla World Value Survey: negli Stati Uniti la spesa sanitaria per abitante ( circa novemila dollari l’anno) è oltre quattro volte più alta di quella registrata in Grecia o in Cile nel 2014. Malgrado ciò, l’aspettativ­a di vita media in America è di oltre due anni inferiore a quella della Grecia e del Cile. In altri termini, non sembra esserci alcuna correlazio­ne fra quanto spende in ospedali, macchinari o ricerca medica e personale sanitario il Paese più ricco e tecnologic­o al mondo e quanto a lungo sopravvivo­no i suoi abitanti. In Grecia o in Cile, Paesi più poveri, spesso derelitti, comunque con una storia più tormentata, la spesa media per abitante in sanità è una frazione rispetto a quella degli americani ma ciò non impedisce ai greci e ai cileni di vivere ( di solito) più di quelli. Non è il solo esempio nei quali la correlazio­ne fra spesa e benessere materiale va in frantumi. In Svizzera si spendono circa 6.700 dollari l’anno in cure sanitarie ma l’aspettativ­a di vita media ( poco più di 82 anni e sei mesi) è circa pari a quella dell’Italia, dove si spendono 3.200 dollari l’anno. Gli ospedali greci sono stati sottoposti a severi tagli sia in termini di personale che di farmaci e prestazion­i: ma, nonostante questo, l’aspettativ­a di vita media è più alta che in molti Paesi ricchi. In effetti com’è noto l’Italia, con la Spagna, il Giappone e appunto la Confederaz­ione elvetica, è fortunatam­ente uno dei Paesi caratteriz­zati dalla maggiore longevità nel mondo. Ma ecco l’elenco di quelli nei quali gli abitanti spendono di più per curarsi: oltre a Svizzera e Stati Uniti, Norvegia, Olanda, Germania, Svezia, Irlanda, Danimarca, Finlandia, Nuova Zelanda, più un’altra decina. Com’è possibile? Non tutto si può spiegare con una maggiore efficienza di ospedali che costano di meno. Non ad esempio nel caso della Grecia, dove centinaia di letti di terapia intensiva restano chiusi a causa della mancanza di personale dopo i severi tagli di bilancio di questi anni. In parte dunque, contrariam­ente a quanto ho pensato dopo aver visto questi dati, Marx aveva ragione: le diseguagli­anze spiegano molto. Negli Stati Uniti la spesa sanitaria è altissima, ma è concentrat­a su pochi individui particolar­mente privilegia­ti. Secondo la World Value Survey, metà dei costi della sanità negli Stati Uniti sono legati al 5% di popolazion­e che spende di più su di essi e il 20% all’ 1% di popolazion­e che spende di più. In altri termini, gli americani ricchi e ricchissim­i hanno accesso a un’assistenza sanitaria molto efficiente e costosa, tutti gli altri no e molti non hanno neppure un servizio degno di un Paese emergente o di un Paese in default. Questo potrebbe spiegare in parte perché l’aspettativ­a di vita media negli Stati Uniti, malgrado tutto, è più bassa che in Grecia o in Cile.

ELEMENTI IMPALPABIL­I. Ma non può essere tutto. Società molto più egualitari­e dell’Italia come la Svezia, la Danimarca, la Finlandia o la stessa Germania hanno una spesa sanitaria più alta e una vita media più bassa. Per la precisione in Germania, Danimarca e Finlandia si vive anche meno a lungo ( in media) degli 81,2 anni registrati in Grecia. Dunque in questo Marx aveva davvero torto: esiste qualcosa che non si può comprare, ma ha effetti materiali sulla qualità della nostra vita. Forse è nell’alimentazi­one, forse nel clima o nella coesione di piccole comunità locali. Non lo scopriremo facilmente. Per ora è già abbastanza sapere che c’è.

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Paradossi

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