Per me è sempre Summertime (di Janis Joplin)
/ Abbiamo chiesto a PIPPO DELBONO di raccontare i 10 brani musicali che hanno segnato la sua vita
Protagonista delle arti sceniche contemporanee, Pippo Delbono ( 1959) è uno dei maggiori esponenti del teatro internazionale di ricerca. Sul palcoscenico fin da piccolo, impersona a 5 anni Gesù Bambino nel teatrino della parrocchia di Varazze. Prime esperienze con l’argentino Pepe Robledo, per poi trasferirsi in Danimarca dove si unisce al gruppo Farfa dell’attrice Iben Nagel Rasmussen. Si dedica quindi allo studio dei principi del teatro orientale ( India, Cina, Bali) con un lavoro minuzioso sul corpo e sulla voce. Da allora sperimenta codici diversi, muovendosi tra teatro, musica, cinema e danza. Conosce Pina Bausch che gli insegna l’ossessiva attenzione al movimento. Nel 1987 crea il suo primo spettacolo Il tempo degli assassini, cui seguono Barboni ( premio Ubu), La rabbia, Il Silenzio, Gente di plastica, Urlo ( « In Italia sono passati quasi inosservati, ma riempiono le sale dappertutto » ) , Questo Buio Feroce, La Menzogna, Dopo la battaglia, Orchidee e l’ultimo Vangelo. Come attore cinematografico lavora con registi importanti come Peter Greenaway, Bernardo Bertolucci, Luca Guadagnino. Cura la regia di Cavalleria rusticana di Mascagni eMadama Butterfly di Puccini al San Carlo di Napoli. Completa la sua offerta artistica con una dimensione musicale portando in tour concerti con Enzo Avitabile, Petra Magoni, Alexander Balanescu. Oggi è un caso unico nella storia del teatro italiano e viene invitato dai principali festival internazionali, facendo tappa in più di 60 paesi del mondo. Ricordando quella Summertime che Janis Joplin aveva registrato dal vivo… C’era tutto l’urlo di rabbia, di disperazione, di rivolta, di amore. C’era il nostro senso della musica, di quel rock che non solo si ascoltava ma che ti cambiava la vita. Ricordando quel pezzo mi vengono in mente i viaggi con il mio amico con la vespa rossa per vedere i concerti, e poi fino a Londra, Istanbul, Marrakesh, sempre con quella vespa rossa. Ricordando Janis Joplin ricordo quel libro che si chiamava Morire di musica che parlava di Jim Morrison e Jimi Hendrix, che come lei sono andati via molto presto. E ricordo il mio amico che come loro troppo presto se n’è andato via, proprio con quella moto dei nostri sogni. E nel mio spettacolo Il tempo degli assassini, che faccio ancora a volte dopo 30 anni, ricordo danzando quel mio amico sulle note disperate e amorose di “quella Summertime” di Janis Joplin.