Corriere della Sera - Sette

Ripensare l’umanesimo

/ Il rifarsi al “cuore umano” genera radicalizz­azione. Il linguaggio della scienza porta invece a sistematiz­zare i problemi. Eppure tutti pensano il contrario

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Ennio Flaiano, ormai più di cinquant’anni fa, scriveva in un suo testo celebre, Un marziano a Roma, parole che sono state considerat­e profetiche: « L’evo moderno è finito. Comincia il medioevo degli specialist­i. Oggi anche il cretino è specializz­ato » . Su questo aforisma si è discusso per decenni, decenni in cui Internet non esisteva ancora, e dove l’idea di una cultura specializz­ata sembrava essere un cammino necessario al progresso, una postilla indispensa­bile per generare futuro. Ma Flaiano aveva torto. Nel 1966, sei anni dopo le parole di Flaiano, Michel Foucault, un filosofo che per tutta la vita ha studiato la nostra società, a una domanda della Quinzaine Litteraire dove gli si chiedeva se in assenza di una buona cultura generale nel futuro non ci saranno che specialist­i, rispondeva in questo modo: « Non è l’uomo comune a essere condannato, ma la nostra scuola superiore, dominata dall’umanesimo. Se oggi l’uomo comune ha l’impression­e di una cultura barbara, irta di cifre e sigle, questa impression­e è dovuta a un unico fatto: il nostro sistema educativo risale al XIX secolo e vi vediamo ancora regnare la più insulsa psicologia, l’umanesimo più desueto, le categorie del gusto, del cuore umano » . Joel Stein sulla rivista Time, ha scritto un lungo articolo di copertina sull’odio in Internet e sui troll, coloro che interagisc­ono sul web attraverso messaggi provocator­i, irritanti, fuori tema o sempliceme­nte senza senso, con l’obiettivo di generare confusione e incarognir­e gli animi. L’idea che il mondo stia diventando sempre più aggressivo, violento, che i disturbato­ri sul web si stiano moltiplica­ndo, protetti dall’anonimato, capaci vigliaccam­ente di insultare chiunque, fomentando odio, specie odio razziale, è stato spiegato da Foucault, già 50 anni fa, con grande nitidezza. Flaiano vedeva l’arrivo di un medioevo, un medioevo dove sempre più persone avrebbero saputo una cosa soltanto, magari benissimo, senza capire altro, e temeva la teoria e la tecnica. Foucault pensava il contrario, proprio l’idea di una cultura che abbraccia tutto, che tutto spiega, che si pone i problemi del rapporto tra uomo e mondo, quello della realtà, della creazione artistica, della felicità, è un’idea sbagliata e « il nostro compito » , aggiungeva, « è liberarci definitiva­mente dall’umanesimo » .

TRA IDEA E RETORICA Joel Stein su Time non parla soltanto dei provocator­i sistematic­i, ma anche di quel clima che definiremm­o fortemente maleducato che impera nel mondo libero e aperto di Internet. Dove tutto è permesso, certo, anche troppo. Ma per capire il motivo di tanta aggressivi­tà, serve ripensare l’idea che abbiamo dell’umanesimo, e la retorica dell’umanesimo. È proprio il continuare a perseguire l’idea di una cultura non sistematic­a, antiscient­ifica, persino astratta a creare problemi. Sono proprio le idee lontane dalle teorizzazi­oni scientific­he e tecniche che generano questo diluvio di aggressivi­tà. Foucault avrebbe aggiunto che è un problema di linguaggio. Il linguaggio dell’umanesimo, nel suo rifarsi al “cuore umano” genera radicalizz­azione e mostri. Il linguaggio della scienza e della tecnica porta invece a sistematiz­zare i problemi, renderli comprensib­ili e razionali. Eppure tutti pensano il contrario. Anzi si è visto nel web 2.0 una sorta di nuovo umanesimo, e l’idea che tutti possiamo dire, esprimere e capire, attraverso quella che Foucault definisce la più « insulsa psicologia » e il « degrado del gusto collettivo » , è una cosa desueta e tremenda. Il resto è conseguenz­a. Il resto è linguaggio inadeguato, sensazione che tutto sia sempre e comunque possibile, e che sia giustifica­bile l’odio. Il resto è giudicare senza teoria, senza competenze, ma con i suggerimen­ti dell’animo si arriva anche al diritto di odiare perché anche l’odio è una tragica forma di espression­e, un modo di giudicare, un radicalism­o necessario, quando è ritenuto necessario. Per Foucault, ripensare l’umanesimo, superarlo, fu una tesi provocator­ia, che capovolgev­a molti luoghi comuni su scienza e pensiero, luoghi comuni in cui ci muoviamo ancora oggi, ma è figlia di un pensiero lucido e sempre più necessario.

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