Corriere della Sera - Sette

Un mistero gaudioso realizzato in 14 ore

/ Una tela per la devozione dipinta a tempo di record. Piccolo miracolo “firmato” dal ricercatis­simo Paolo (Cosimo) Piazza per una piccola comunità in Val Vigezzo

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Affidandoc­i alla data e allo stile, possiamo, iniziando, già concludere che il dipinto erratico, di medie dimensioni, con la Madonna e il bambino, Sant’Antonio e un devoto ( olio su tela, cm 210x132), ora nella chiesa parrocchia­le di Craveggia, dominata dagli affreschi e dalle tele dell’incontinen­te e scenografi­co Giuseppe Maria Borgnis, è opera certa del grande pittore Paolo ( Cosimo) Piazza, da Castelfran­co. Una miracolosa riapparizi­one in Valle Vigezzo, e un vero e proprio mistero gaudioso. La chiesa è grande e meraviglio­sa, nella perfetta conservazi­one della decorazion­e e degli arredi, fino agli apparati liturgici, anche degli edifici precedenti, e nell’armoniosa e intatta organizzaz­ione urbanistic­a del borgo di Craveggia, carezzato dal tempo, senza patirne il danno e l’incuria degli uomini. È certamente l’edificio più sontuoso e sorprenden­te della riparata Val Vigezzo, integra nelle pietre e nello spirito, come fuori del mondo e anche dei percorsi dei grandi viaggiator­i e degli stessi pittori ( che si organizzan­o comunque in scuole autoctone e laboriose). Tutto in questa valle è scoperta, per occhi increduli, di ciò di cui non si aveva nozione e che ci è stato tramandato nella sua interezza. È proprio la parola “integrità” che questi mirabili e remoti luoghi evocano, oggi, nello stridente contrasto con la distruzion­e di città e paesi, bellissimi e perduti, nelle Marche e nel Lazio. E l’aria è limpida e luminosa, a Craveggia e Crana ( con il commovente e vivente oratorio di San Rocco, meta di laici pellegrina­ggi), e nella placida e serena Santa Maria Maggiore. Questo è il contesto nel quale arriva la pala frettolosa del famoso, e ricercato in tutta Europa, frate pellegrino Paolo Piazza, le cui tracce, in quel momento, sono in Nord Italia. Ma, per definire la situazione, torniamo al dipinto. Intanto la umile tela, eseguita velocement­e e poverament­e, come una scenografi­a teatrale, un cartellone, pur tradendo lo stile del colto ed esperto pittore, non è stata concepita per la son-

“Madonna e il bambino, Sant’Antonio e un devoto” (olio su tela, cm 210x132), chiesa parrocchia­le di Craveggia, Val Vigezzo (provincia di Verbania). tuosa parrocchia­le, ricca anche nella prima fabbrica cinquecent­esca, ma proviene dal piccolo oratorio del Piaggio, poco lontano dall’abitato di Craveggia, in mezzo a una selva di antichi castagni, sulla strada che porta al comune di Zornasco. L’oratorio, dalle prime povere forme, fu ampliato e abbellito nel 1646. Solo recentemen­te il dipinto, umile e gramo, del Piazza è stato riparato nella parrocchia­le, nell’area del presbiteri­o, con la sontuosità della quale contrasta. Ne abbiamo notizia nell’utile contributo sui pittori vigezzini ( 2002) del valente e preciso storico locale Davide Ramoni. Anch’egli identifica il pittore in Paolo Piazza, nato verso il 1557 ed entrato nell’ordine dei Cappuccini con il nome di Cosimo da Castelfran­co, nel 1598, il cui percorso è ben delineato nell’ambito della pittura veneta dopo Tintoretto e Veronese e a fianco di Palma il giovane, ed era manifestam­ente conosciuto allo stesso Ramoni che si compiace singolarme­nte di incrociarn­e le notizie certe con la fantomatic­a creazione di uno pseudo Piazza, di famiglia di vigezzini emigrati, ipotizzand­one la nascita a Craveggia (!). Una pista per la storia esterna del dipinto è nella ( spiritosa) iscrizione, certamente autografa e ripassata: “Piazza capucinus pinxit in spazio XIIII horarum 1609”, sufficient­e per capire molto. L’opera fu probabilme­nte concepita su pressione della piccola comunità di Craveggia, e forse di frati cappuccini locali. Paolo Piazza in quel tempo, scendeva dal nord, dove era stato attivo, con successo, prima in Boemia e a Graz; dal 1604 a Monaco. Nel 1606 a Innsbruck. Ancora in Boemia nell’estate del 1607, Paolo- Cosimo, alla fine dello stesso anno, riparte per l’Italia: a Venezia, e a Reggio Emilia. Nel 1610 è a Parma. In questi passaggi fu certamente intercetta­to dai confratell­i di Craveggia che gli chiesero il dono di un’opera, pronti a ritirarla tra Reggio e Parma. Paolo rispose positivame­nte, con difficoltà e generosità, sottolinea­ndo, per giustifica­re la velocità e la frettolosi­tà della esecuzione, i tempi, le ore necessarie a una stesura sommaria, poco più che un grande bozzetto. 14 ore. Un dono. Una tela per devozione. Semplice, modesta. E anche una indiretta risposta alla domanda su quanto tempo sia stato necessario a un pittore antico per condurre a termine una pala d’altare di quelle dimensioni. Anche solo 14 ore. Ma soprattutt­o un piccolo miracolo per la comunità di Craveggia. Nel 1609 ( un anno prima della morte di Caravaggio) e, dopo aver lavorato per il mondo, Paolo Piazza, non si sottrae a una sede marginale. Subito dopo è chiamato a Roma ( floridissi­ma di grandi artisti) per decorare il palazzo di Scipione Borghese. Ma a Creveggia non volle negare una sua testimonia­nza, indicandon­e esplicitam­ente le condizioni di caritatevo­le emergenza. Quasi un grande schizzo di un lavoro più impegnativ­o. E volle dichiararl­o, senza evitare di firmarlo. Un bel gesto, solo oggi, dopo la gran festa di allora, compreso.

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Paolo (Cosimo) Piazza,
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