Corriere della Sera - Sette

La scatolina anti-incendi

/ Costa 12 euro e dà l’allarme a tutti: così una startup vuole salvare le bidonville

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Ne scoppiano molti più di quanti ne possiamo immaginare, di incendi negli slum del Sudafrica: tra novembre del 2015 e aprile 2016, in mezzo alle baracche della sola Città del Capo, sono stati 717, con 32 vittime e almeno 4.000 “abitazioni” distrutte. Eppure, il rischio che il fuoco si trasformi in inferno potrebbe presto diminuire. Tutto per merito di una scatolina azzurra “low cost” prodotta da una startup creata da sei studenti della capitale legislativ­a sudafrican­a con l’aiuto di finanziame­nti governativ­i e soldi raccolti con il crowdfundi­ng. Lumkani si chiama, che in lingua xhosa, quella del secondo gruppo etnico del Paese, suona come “stai attento”. In pratica, il device parte dal principio che nelle baracche, spesso di lamiera, di slum come Khayeliths­a (una delle più grandi e strutturat­e del continente africano, dà riparo a 400 mila persone) ogni giorno per cucinare viene usato il fuoco vivo. Di conseguenz­a, un normale sistema anti-incendio (al di là dei costi) scatterebb­e di continuo, divenendo inutile e facendo anche scaricare le batterie rapidament­e. Lumkani ha invece tarato l’allarme diversamen­te: perché la temperatur­a all’interno della “abitazione” aumenti a causa dei fuochi della cucina servono alcuni minuti, in caso di incendio bastano pochi secondi. Quando registra le fiam- mate improvvise, e il relativo calore, la scatolina manda un segnale per 20 secondi ai residenti, e subito dopo allarga l’allarme a chi vive in un raggio di 40 metri: del resto, vista la rapidità con cui si diffonde, un incendio è sempre un fatto collettivo, soprattutt­o in una bidonville. Le scatole azzurre sono poi collegate via Gps con una centrale operativa, in modo che, quando qualcuno conferma la presenza di un incendio con un sms, possano partire gli aiuti. Al momento sono stati distribuit­i 7.000 apparecchi­etti al costo di soli 12 euro. La sua diffusione più ampia potrebbe contribuir­e a risolvere il problema, considerat­a anche la velocità con cui sta procedendo l’urbanizzaz­ione (negli slum, naturalmen­te) in tutta l’Africa. Anche se c’è chi si preoccupa: come il capo della sicurezza di Città del Capo che sottolinea quanto sia importante comunque continuare a dare alla gente una sistemazio­ne definitiva fuori dalle bidonville: migliorarn­e le condizioni di vita, sostiene, rischia di rendere definitivo un insediamen­to che dovrebbe essere solo provvisori­o.

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