Nanotecnologie,
Sperimentale con uso di messo a punto dall’Università di Firenze. Così torna a splendere un capolavoro del Maestro. Svelando tutti i suoi misteri
Di tutte le eccellenze italiane, quella del restauro è un caposaldo, riconosciuto in tutto il mondo. Facciamo “scuola” ed è un vero orgoglio sapere che i nostri laboratori di ricerca ( nello specifico il dipartimento di chimica dell’Università di Firenze) mettono a punto nuove metodologie e sono leader di un progetto europeo sulle nanotecnologie applicate alla conservazione dei Beni culturali. Un capolavoro di Pablo Picasso, custodito alla Peggy Guggenheim di Venezia è stato prescelto per un intervento conservativo facendo da “apripista” ad altri, nell’ambito dell’arte moderna e contemporanea. Nel 1928, Picasso dipinse una tela in cui rappresentava il suo studio ( un’altra analoga per soggetto è conservata al MoMa di New York, eseguita nel 1927), ma nel momento in cui la terminò, sentì l’esigenza di modificarla sostanzialmente. Forse non solo perché l’avvertiva troppo simile a quella realizzata l’anno precedente, ma soprattutto per una questione stilistica. Tolse forme e colori, ricoprendole con il bianco, rendendo così il soggetto più essenziale, più “rivoluzionario”. Diede più rilievo al segno grafico. Il quadro, così rimodellato, fu venduto, ma poi Picasso rimuginò sull’importanza di quest’opera e volle ricomprarsela, riuscendoci. Nel 1942 acconsentì che questa fosse spedita in America, per essere esposta nella mo- stra itinerante Picasso 40 years of his art curata da Alfred Barr. « Si suppone che l’artista volesse farla rientrare a Parigi ma, dati i tempi di guerra, forse preferì lasciarla negli Usa » , dice ora Philip Rylands direttore della Peggy Guggenheim di Venezia. « Peggy la vide e la volle per sé. Ciò rivela anche come la collezionista comprasse arte in un mercato particolarmente condizionato dagli eventi bellici, altrimenti Picasso difficilmente si sarebbe separato da questo capolavoro. Le mostre che Peggy allestiva nella sua galleria The Art of This Century di New York influirono molto sulla formazione degli artisti emergenti americani » . Infatti il pittore Robert Motherwell resta abbagliato da quanto Picasso ha dipinto. E scrive: « Quel quadro ha influito in maniera determinante sulla mia vita in quei dieci anni a New York. Quel bianco incredibile. Certamente una delle opere più austere e forti a partire dall’affermarsi del Cubismo, certamente uno dei capolavori del XX secolo » . Dunque il bianco, la cui preponderanza nella composizione corrisponde al gesto rivoluzionario compiuto da Picasso.
Ricerca avanzatissima. Un bianco negli anni virato al crema, e che un restauro complessivo, tra i più innovativi in fase di sperimentazione, sta riportando al colore originale. Grazie alle cure del restauratore Luciano Pensabene ed al In alto, la tela di Picasso nella prima versione, più carica di colori, poi coperti dall’artista nella seconda versione (a destra) con bianco di zinco. In quest’ultima è stata modificata anche la figura della modella. Il restauro è costato circa 20 mila euro e ha beneficiato del sostegno della Bsi bank, institutional patron del museo veneziano dal 2001. Sopra, Peggy Guggenheim nella sua casa di New York, con alle spalle l’opera
A destra, un momento della lavorazione da parte degli specialisti.