Roberto Cotroneo
Andaluso, infedele agli altri come a se stesso
Idettagli sono tutto, in particolare per un poeta. Soprattutto se il poeta è Federico García Lorca. Ma probabilmente fu un equivoco quello che accadde nel 1929 all’uscita di uno dei cortometraggi più celebri del cinema di tutti i tempi: Un chien andalou. Lorca ha 31 anni. I suoi due giovani amici sono un po’ più giovani, e hanno scritto e diretto quel film. Sono: Luis Buñuel e Salvador Dalí. Loro stanno a Parigi. Sono surrealisti. Hanno fatto qualcosa di apparentemente incomprensibile, senza una trama, con quella scena iniziale dell’occhio tagliato tra le più cruente che si possano vedere ancora oggi sul grande schermo. Sono amici i tre. Si sono conosciuti a Madrid, hanno condiviso nottate a parlare, discutere di arte e letteratura, nella città vecchia per ore. Sono giovani e appassionati. Lorca è il fratello maggiore, per certi versi. Andaluso, figlio di un proprietario terriero, delicato nei modi e nell’aspetto, con un’infanzia fragile dove non si è fatto mancare alcuna malattia di quell’epoca. Lorca sarebbe diventato un musicista se la madre non gli avesse impedito di iscriversi al Conservatorio. Dalí era un nobile folle che dipingeva in un modo spettacolare. Buñuel un ruvido visionario nato per diventare un maestro del cinema. Con entrambi Lorca perderà presto i contatti e l’amicizia. Ma quelli erano anni dove tra poeti, intellettuali e cineasti i litigi erano furibondi, e talvolta irrimediabili. Gli odi e i rancori, da sempre nutrimento di gente che passava la vita a pensarsi grande e a sminuire la grandezza altrui, non erano educati come oggi, ma barbari come fu barbara e spietata la vita culturale della prima metà del Novecento.
Quel film oltraggioso. Perché Lorca si arrabbiò all’uscita di Un chien andalou? Perché lo prese come un attacco a lui. Lui che contemplava poeticamente la sua terra andalusa, che cantava lieve con la sua chitarra, lui visionario ma non surrealista, rivoluzionario ma fino a un certo punto, engagé ma consumato dalla malinconia e dalla depressione; lui, affaticato, persino estenuato da una omosessualità affermata ma tenuta distante, appassionata ma al contempo lasciata a macerare in quel cratere vulcanico che era la sua creatività, la sua parola scritta, e che definiva con