Archetipo
Della paura, del Male, da anteporre al Bene. Ma, nel mazzo di carte, anche segno di ambiguità sessuale e forze libidiche
Prendiamo due sentenze. La prima è: « Il Diavolo è colui che, su questa terra, conduce le danze » . La seconda: « Shiva è il danzatore » . La prima, sintesi del pensiero del XV secolo, e di Jacques Le Goff, il grande medioevalista scomparso nel 2014. La seconda, appartiene ai Detti di Shiva di Vasugupta, uno dei più grandi interpreti dello Shivaismo del Kashmir. L’accostamento è per contrapposizione. Mentre nella cultura occidentale il Diavolo è rappresentato come colui che “controlla il gioco” del mondo materiale in opposizione a quello spirituale, in quella orientale è la stessa divinità suprema ( o uno dei suoi tre aspetti, per passare dallo shivaismo all’induismo) a danzare in armonia con il gioco dell’universo. In questa contrapposizione si gioca, potremmo dire, la differenza tra le religioni orientali e quelle occidentali, intendendo per quest’ultime quelle derivanti dai tre monoteismi, quello ebraico, quello cristiano e quello islamico. Al centro, la figura poliedrica e multiforme del Diavolo. Ne accenneremo qui la multiforme storia e la complessità simbolica, e il suo rapporto fortissimo con l’idea di gioco e di divertimento. Dal Medioevo ai più recenti videogame. Partiamo allora dalla storia a noi più vicina, quella dell’area semitica da cui hanno avuto origine tanto l’Ebraismo quanto il Cristianesimo. Per molti, ci saranno delle sorprese. L’immagine del Diavolo così come ce la raffiguriamo ancora oggi è in realtà molto tarda, e non è anteriore al XII, massimo X secolo dopo Cristo. Si tratta di un’iconografia del mostruoso che si è formata nei secoli e che non ha origine nei testi sacri, a parte qualche possibile concrezione sulla quale si è costruito poi un immaginario sempre più consolidato. Nell’Antico Testamento, praticamente non se ne parla, fatta eccezione per alcuni testi piuttosto tardi come il Libro della Sapienza, che per primo identifica nel serpente tentatore un’immagine del Diavolo. Negli altri rari passi in cui compare, è sempre un angelo inviato da Dio per mettere alla prova qualcuno. È nel Nuovo Testamento che inizia a prendere corpo la sua figura, dove in più punti appare in quanto espressione dei numerosissimi spiriti del giudaismo popolare, e trova in “Satana” in suo nome: Satana come “principe di questo mondo” ( San Paolo) e nell’Apocalisse come forza che si oppone a Dio nella battaglia finale tra cielo e terra. L’importanza del Diavolo si rafforza lentamente nel corso del Medioevo e fino al IX secolo è praticamente assente dall’iconografia medievale. È intorno all’anno Mille che si fissa l’immagine mostruosa del Diavolo che giungerà fino ai giorni nostri, con il suo aspetto terribile e deforme. In quanto simbolo, trattarne è piuttosto paradossale, non fosse altro per quanto ce ne dice l’etimologia. Se simbolo deriva infatti dal greco synballo (“unisco”), “diavolo significa l’esatto opposto, derivando da dia-ballo (“divido”). Dunque ciò che è buono e giusto contro ciò che è cattivo e sbagliato. E ancora: l’Archetipo della paura, dell’avversario, di ciò che si teme in quanto diverso ma anche del disordine, dell’eccesso, della mancanza di controllo. Da questo punto di vista, figure affini a quelle del diavolo sono sempre esistite, e in tutte le culture.
Divinità impazzite. Nella mitologia iraniana Ahriman è lo spirito distruttore che accompagna lo spirito creatore Ahura Mazda. Per i Boscimani una primordiale Mantide religiosa creò gli astri malefici come la Luna. Per i nativi del Messico, il Coyote primordiale ( divinità negativa) guastò ciò che la Volpe argentata ( divinità positiva) andava creando. Per gli Aztechi il demone- giaguaro Tezcaliploca introdusse il disordine nel mondo. I Mandei credevano che il Mondo fosse la creazione degenerata di una divini-
Nella cultura occidentale, Satana è colui che, poliedrico emultiforme, “controlla il gioco” del mondo materiale in opposizione a quello spirituale