Quando è il cervello a farci venire il mal di schiena
difficile, difficilissimo, soprattutto per i maschi, accettare l’idea che il mal di schiena non sia qualcosa di puramente meccanico. Tendiamo a vedere il nostro corpo come un’automobile che, in caso di guasti, un bravo specialista può rimettere in sesto presto e bene. Certo, quando si hanno dolori è giusto rivolgersi a un medico. Non è corretto, invece, arrendersi al male nei frequentissimi casi in cui esami, test e visite non evidenziano nulla: bisogna soltanto cambiare punto di vista. Due specialisti inglesi hanno elaborato un approccio molto utile anche per i più ostinati “materialisti”, per chi ha bisogno di una spiegazione razionale e scientifica dei propri dolori e non sopporta l’idea che non ci sia una causa visibile ai raggi X. David Rogers, fisioterapista, e Grahame Brown, medico specialista nel trattamento e nella gestione del dolore, del Royal Orthopaedic Hospital di Birmingham, da 35 anni si occupano di pazienti che soffrono di lombalgie senza cause evidenti. E sono arrivati a una conclusione: questi misteriosi mali di schiena vengono da progressive alterazioni nei collegamenti tra cervello e sistema nervoso. Un processo che si può invertire. Quando sentiamo un dolore, memorizziamo i movimenti che lo procurano e, con un meccanismo di difesa, li evitiamo, in genere inconsapevolmente. Il cervello crea nuove sinapsi ( giunzioni per la trasmissione dell’impulso nervoso tra un neurone e l’altro) per escludere quei movimenti dalla vita quotidiana e per renderne automatici altri. Così, flessioni, torsioni o allungamenti diventano sempre più difficili, i muscoli si irrigidiscono, legamenti e tendini a lungo andare si accorciano. Ma prima che i danni siano irrimediabili per fortuna passa parecchio tempo, durante il quale possiamo riabituare il nostro corpo, dando nuove istruzioni al cervello perché eviti ingiustificati messaggi di allarme. Ingiustificati, lo ripetiamo, se specialisti ed esami hanno escluso patologie evidenti.
Sciogliere le articolazioni. Rogers e Brown consigliano dei semplici esercizi. I primi servono per valutare la reazione della schiena a certi movimenti. Poi si passa a sciogliere le articolazioni e allungare i muscoli. La cosa non vi suona nuova? Certo, è il normale, consueto approccio che ogni fisioterapista o medico consigliano a chi soffre di lombalgia. Ma l’elemento geniale dei due inglesi è introdurre un discorso di sinapsi e collegamenti tra cervello e sistema nervoso. Così anche il maschio più diffidente potrà arrendersi a un’evidenza che in genere le donne accettano molto più facilmente: lo stress, le posture e le abitudini sbagliate a lungo andare provocano dolori. Nessun farmaco e nessun trattamento può riportare la “macchina corpo” in perfetta efficienza se non ci si aiuta migliorando lo stile di vita.