Culle vuote = più contraccettivi? Niente affatto
/ I dati sono evidenti: abbiamo un livello di fecondità fra i più bassi al mondo. Ma gli anticoncezionali non c'entrano: anche le loro vendite sono in netto calo
Se guardare il dito che indica la luna diventasse una disciplina olimpica, noi italiani avremmo sempre almeno una medaglia d’oro assicurata. Siamo imbattibili in questo sport. L’ultima dimostrazione si è avuta in occasione di quello strano evento passato sotto l’inequivocabile, eppure equivocato, nome di “Fertility Day”. In modo del tutto caratteristico del costume nazionale, una simile giornata è stata sprecata in polemiche – sterili, va detto – sul buono o cattivo gusto delle inserzioni pubblicitarie che avrebbero dovuto propagandarla. Si sa che è molto più gratificante accalorarsi in un litigio di giornata che cercare di capire cosa veramente sta accadendo in questo Paese. Invece è più utile lasciar parlare i dati e incrociarli fra loro, per cercare capire in che misura la caduta delle nascite in Italia sia un fenomeno profondo oppure solo passeggero. L’Istat ci dice che il 2015 ha segnato dopo il 2014 un nuovo numero minimo di nascite dall’Unità d’Italia ( 488 mila), non lontano dai livelli di inizio ’ 700 quando la popolazione nello stesso territorio era una frazione rispetto a quella di oggi. L’istituto statistico segnala altre due particolarità: il numero medio di figli per donna scende a 1,35 ( era 1,46 nel 2010), ma soprattutto l’età media delle donne al parto sale a 31,6 anni. Si aspetta sempre di più per fare figli, sempre più vicini a una soglia alla quale la fertilità inizia a essere leggermente declinante. Siamo giunti a uno dei livelli di fecondità più bassi al mondo. Fermiamoci qua per un momento, e guardiamo altrove. Sicuramente un Paese nel quale le nascite declinano tanto sta conoscendo un vero e proprio boom nella Nel nostro Paese, il numero medio di figli per donna scende a 1,35 (era 1,46 nel 2010), ma soprattutto l’età media delle donne al parto sale a 31,6 anni. vendita degli anticoncezionali. Giusto? Sbagliato. Il consumo di metodi contraccettivi cosiddetti “sistemici” – la pillola e qualunque altro che intervenga sul sistema ormonale – risulta in Italia in calo sempre più rapido in parallelo al calo delle nascite dal 2010. Secondo i dati di Ims Health i cicli di contraccezione ormonale per ogni donna all’anno sono scesi da 1,90 del 2010 ( già uno dei livelli più bassi d’Europa) a 1,65 dell’anno scorso. Dunque meno nascite, ma meno uso della pillola o affini. Bisogna pensare dunque che le coppie in Italia facciano più uso di contraccettivi diversi, come ad esempio il preservativo? Niente affatto. I dati Nielsen segnalano che il loro consumo risulta in calo in farmacie e parafarmacie da 11,1 milioni di confezioni nel 2007 ai 9,3 del 2014 e il lieve declino alle casse dei supermercati ( da 42 milioni di pezzi singoli nel 2013 a 41,5 l’anno seguente). Peraltro, la spesa annua degli italiani per questi beni di consumo è di meno della metà che in Francia e in Gran Bretagna.
DUE IPOTESI. Stabili ma non in crescita risultano poi anche gli acquisti di contraccettivi di emergenza, in sostanza della pillola del giorno dopo: secondo Hra Pharma l’aumento dal 2008 al 2015 è appena del 2,6%, con la media di 365 mila confezioni vendute ogni anno. Infine, fortunatamente in calo costante e di lungo periodo in Italia sono anche le interruzioni volontarie di gravidanza ( 6.850 in meno nel 2012 rispetto al 2011, ai dati più aggiornati). Dunque cosa sta succedendo in Italia? Le possibilità non sono molte. Una di queste è che gli abitanti del Paese siano caduti in questi anni in un tale stato depressivo che rinunciano sempre più spesso alle attività caratteristiche della procreazione. Fanno sempre meno sesso, ma se fosse vero questa sarebbe una spiegazione « congiunturale » : potrebbero tornare a farne di più quando il loro umore migliorerà. L’altra possibilità invece rimanda a un problema meno passeggero: l’invecchiamento della popolazione è tale che le donne nella fase più fertile della vita sono sempre di meno; dunque il declino demografico genera altro declino demografico, in una spirale difficile da interrompere. Soprattutto difficile, se preferiamo litigare sul gusto di una pubblicità e concentrarci sul dito che indica la luna.