Good goodbye
Anno mondiale. Da Capitan Dino a Nonno Sandro. Gli Ottanta, illuminati e sonori, tra Commodore 64 e cd. Giuni Russo canta i colori e le contraddizioni
Anno mondiale, nel segno di Zoff, Bearzot, Valcareggi, in trionfo tutti insieme e riportati in Italia da nonno Sandro Pertini, dopo la vittoria del Campionato del Mondo. I successi sportivi, spesso assopiscono e stemperano le asperità della nostra vita quotidiana. E il successo della nazionale di calcio contribuisce ad alimentare quel clima di festa continua caratterizzante gli Ottanta, il decennio di Sua Evanescenza. La notte dell’ 11 luglio 1982, tutti per strada a far mattina, dopo l’impresa diventata epica del 3- 1 dell’Italia contro la Germania al Santiago Bernabéu di Madrid. Gli Ottanta prendono il largo illuminati e sonori come una nave da crociera in viaggio di piacere, incurante dei pericoli di mare e marinai. De Gregori canta Titanic ( Sette, n. 52/ 2013, p. 21) quasi a voler richiamare il senso del pericolo in una navigazione garrula e ostentata. Inutilmente. Perché quanto accade nel 1982 è attutito dalla sordina dell’effimero e del culto dell’immagine sempre più dilagante nel mare del nulla, agitato e scomposto dai venti degli Ottanta. I trionfi mondiali di luglio in Spagna attutiscono i sovracuti presenti comunque nell’anno in cui i Nocs liberano il generale James Lee Dozier, rapito alla fine del 1981 dalle Brigate Rosse. Così ci si stupisce, ma tutto sommato nemmeno poi tanto se va in archivio l’inchiesta sulla strage di piazza della Loggia a Brescia: nessun colpevole per la bomba al comizio sindacale del 1974. Così come fa scalpore, ma ci si abitua all’idea di Roberto Calvi trovato suicidato a Londra, sotto il Ponte dei Frati Neri: anche qui, nessun colpevole e tante ( in) certezze ( in) confessabili. 1982, agosto. Negli Stati Uniti di Ronald Reagan va in commercio il Commodore 64 e la memoria inizia il suo cammino verso l’illusione artificiale, corroborata dalla diffusione contemporanea del cd. Il compact disk scintilla le meraviglie di un mondo nel quale sarà possibile consegnare i nostri ricordi allo splendore lucente di un supporto metallico, algido e inodore, ma profumato di futuro fantascientifico. La tastiera del Commodore e il baluginare del compact disk danno corpo ai sogni di noi tutti quando immaginavamo gli utensili dell’Enterprise di Star Trek un frutto fantascientifico e texano di Gene Roddenberry, padre della saga di James Tiberius Kirk e S’chn T’gai Spock, vulcaniano, meglio noto come signor Spock. Sull’Enterprise si vedono telefonini, computer sempre attivi, porte scorrevoli in un dominio dell’elettronica. ( Ri) visti oggi, fanno sorridere: allora ci davano la prospettiva di un futuro in arrivo, contribuendo ad aumentare il desiderio di vivere godendo il presente, perché domani chissà. La televisione cambia radicalmente e nascono Italia 1, Rete 4 e Canale 5 con quei colori, particolari e speciali come gli effetti: prevalgono i pastello e le immagini moltiplicate elettronicamente a formare una scia artificiale, simile a quella visibile negli specchi contrapposti.
TORMENTONE PUBBLICITARIO. Oramai telecomando e televisore a colori sono consuetudine, anche se il colore sa ancora di artificiale. Per cui, nella pubblicità è gara a propagandare sistemi grazie ai quali il colore assomiglia a quello naturale. La Philips manda in onda un tormentone pubblicitario e siamo tra 1980 e 1981: andatelo a rivedere su YouTube ( https:// www. youtube. com/ watch? v= kBTnOmIXnp4). Torneranno a galla ricordi e immagini televisive a prevalenza di rossi esagerati e rosa sbiaditi, per cui una voce femminile e potente cantava “Colore sempre vivo! Philips!” e, ascoltando, ci si stupiva per la forza di quell’acuto, sovracuto. È di Giuni Russo, Giuni Russo con Good goodbye rappresenta bene l’epoca.
Quanto accade è attutito dalla sordina dell’effimero e del culto dell’immagine sempre più dilagante nel mare del nulla del decennio
fantastica anche così. E lo è in un altro successo del 1982: Good goodbye. Riascoltate anche questo ( https:// www. youtube. com/ watch? v= yTIEwNTqv2o). Secondo me è una immagine musicale perfetta degli Ottanta: perfetta, sempre viva e descritta con una lucidità lungimirante da Franco Battiato, Francesco Messina, Giusto Pio e Giuni. “Tarzan, Dean, Boogie e Penny Lane / hanno rubato i sogni ai tempi miei. / La musica leggera oggi / nelle classifiche dei dischi impera. / Good good- bye, Hollywood / Non lo so, cos’è importante o no”: è l’immagine, è l’effimero, è l’evanescente vissuto, forse subito e comunque denunciato sorridendo. Riascoltandola, ho rivisto i paninari, i giubbotti, gli scaldamuscoli, l’ossessione anglofila mentre “Passa un’auto in corsa / è come un filmda un finestrino chiuso. / Good goodbye, dancing night / Still the rain, I’ll see your face again / Good good- bye, Hollywood / non lo so, cos’è importante o no”. Già, perché chi ha subito gli Ottanta non è mai riuscito a capire “cos’è importante o no”.