Quando Freud ancora non parlava di Super-Io
Del Corriere L’Introduzione apre la collana dei “testi sacri”
acendo della facile ironia, si potrebbe dire che in quei giorni, all’università di Vienna, è come se il “Professore ordinario” fosse riuscito ad ipnotizzarli tutti sui banchi dell’aula. Ma con le sole parole. Di fatto, accademici e non pendevano dalle sue labbra nel corso di quelle lezioni straordinarie, tra il 1915 e il 1917. Sigmund Freud, ormai sessantenne, non stava facendo altro che aprire le sue pagine, scritte o raccontate a braccio, della “Introduzione alla psicanalisi”, prima uscita della nuova collana del Corriere della Sera dedicata alla “Biblioteca di psicologia”, in edicola dal prossimo 30 settembre a 8,90 euro, escluso il costo del quotidiano e di Sette. « Quando la salute glielo permetteva, Freud era un abilissimo oratore: sarebbe stato difficilissimo non farsi coinvolgere » , osserva Antonio Alberto Semi, psicanalista e “freudiano convinto”. La sua passione per il Maestro viennese è nata ai tempi dell’università. « Ero a Padova e frequentavo l’Istituto di Biologia molecolare; a latere, però, mi dedicavo alla lettura dei saggi di Freud. Mi sono detto: la mia strada è la psicanalisi. Peccato che il professore di Patologia generale, Massimiliano Aloisi, ci sia rimasto male » , ricorda Semi, secondo il quale occorrerebbe distinguere due cicli di lezioni sulla psicanalisi di Freud. Negli anni 30, infatti, lo psicanalista viennese ritornerà sui suoi passi attraverso un nuovo ciclo di lezioni, e qualcosa sarà cambiato, con l’introduzione della cosiddetta “Seconda topica”. Spiega Semi: « Inizialmente, Freud parlava di conscio, preconscio ed inconscio, ma dopo la svolta del 1923, è come se dicesse: sì, è vero, esistono questi tre sistemi, però convergono tutti nei tre luoghi psichici del soggetto, ovvero nell’Io, nel Super- Io e nell’Es » . Ed ancora: « Magari complicherà un po’ le cose, ma era naturale che accadesse, essendo stato Freud soprattutto un grandissimo ricercatore, pronto a modificare i propri costrutti teorici, pur di riuscire a dare un’idea di chi fosse davvero l’essere umano » . Che è l’obiettivo di un secolo di ricerche, teorie e riformulazioni delle stesse, esplorato nei trenta volumi della “Biblioteca di psicologia” del Corriere.
FAlti e bassi Si parte, appunto, dai primi decenni del Novecento per arrivare alla contemporaneità: dalle prime tre uscite dei mostri sacri come Freud, Jung e Lacan, si passerà dai Golema e Bateson, fino ai nostri più vicini Basaglia, Musatti, Andreoli e Vegetti Finzi. E forse non è così importante che alcuni grandi classici presenti nella collana abbiano saputo superare la prova del tem- po. « Attraversare le varie esperienze dello studio della mente è importante per acquistare una maggiore capacità critica sulle cose » , racconta Semi, il quale aggiunge che « comprendere, per esempio, le differenze tra Freud, Jung e Lacan, non sta tanto nel riconoscere passi avanti o indietro dell’uno o dell’altro, quanto nell’ampliamento di prospettiva di cui gode l’essere umano » . Insomma, conoscere senza giudicare nessuno dai suoi successi o insuccessi teorici. A proposito, a tutti può capitare di avere degli alti e bassi nella vita. E’ accaduto anche a Freud e alle sue teorie. « Con la nascita della psicologia cognitiva avrà ormai fatto il suo tempo la concezione della sostanziale immutabilità del cervello, che è invece una unità molto dinamica e trasformabile » , spiega lo psicanalista veneto, curatore di molte opere scelte di Freud, e soprattutto pronto a rimuovere la polvere dal monumento dello scienziato austriaco. In modo semplice e quasi senza darlo a vedere. Chiudendo così: « Ma oggi, passata la sbornia cognitivista, si torna a ragionare sui fenomeni clinici e sulle teorie che diano una idea complessiva dell’essere umano » .