Liberi e servi di partito
Stiamo imboccando un brutta china. Niente di nuovo, per carità, in questa variopinta Italia se ne vedono di tutti i colori. Però ci sono sintomi, apparentemente meno allarmanti, quelli scrollati con un’alzata di spalle, che invece preannunciano malattie gravi. Ne segnalerò solo due, per non procurare eccessivo allarme. Roberto Benigni, l’attor- comico in tempi non lontani invocato come “santo subito”, l’icona con in braccio Enrico Berlinguer, il regista da Oscar, ora è “un maledetto bastardo” che si vende ai poteri forti per avere prebende, contratti, potere, ricchezze. Sogno o son desto? No, è proprio così: ha commesso l’errore imperdonabile di esprimere liberamente un pensiero a proposito del referendum. Tra- di- to- re. Che importa se in tutta la sua carriera ha usato l’arte in cui eccelle, la satira, per costruire invece che distruggere? Peggio ancora: adesso il pensiero positivo è un male da rifuggire, da schiantare con lo sberleffo. Vanno di moda i black bloc della politica, della psicologia e persino della filosofia, se sapessero di cosa si tratta. Comunque sia, indipendentemente dal parere espresso, oggi Benigni merita applausi come alla prima proiezione di La vita è bella. Grazie Roberto per aver dato finalmente una risposta alla domanda che Antonello Venditti si poneva in Compagno di scuola a proposito del “tuo” Dante: ancor oggi non so se era un uomo libero, un fallito o un servo di partito. Era un uomo libero, come stai dimostrando di esserlo tu. I falliti e i servi di partito sono loro, gli stalinisti che usano la purga della diffamazione. Allora, tolta di mezzo la questione politica, perché mai l’avrà fatto? Qui veniamo al secondo sintomo. C’è chi dice: ovvio, è toscano; la congiura del giglio, no? E chiudiamo il cerchio. L’avete visto il testamento- video di Gianroberto Casaleggio? Passando di citazione in citazione di film e romanzi di fantascienza ormai antichi ed estrapolando qualche frase di scienziato, giunge a conclusioni già ampiamente accolte in romanzi di dieci anni fa. Torna persino ad aleggiare la Spectre combattuta da James Bond. Non nego che le nuove tecnologie, se mal gestite, finiranno per ricadere in testa, di costa, a noi umani, ma una semplificazione alla “cazzenger” di Crozza non può essere un programma politico e nemmeno una filosofia esistenziale che promette di cambiare la politica di questo Paese. Giuro, non verrebbe in mente nemmeno a Trump; farebbe forse vendere qualche copia in più al Giornale dei misteri. Dunque, fermiamoci a riflettere su quel che si dice e si fa. La vita e il futuro sono cose troppo maledettamente serie per essere lasciate agli imbonitori e all’ignoranza.