La (poco) vispa Theresa accessoriata
L’immagine della premier britannica Theresa May in total black, con piccoli sprazzi di luce dati dal set di oggetti che corredano il suo look, simboleggia bene la sindrome dell’accessorio che insieme a lei ha colpito il suo Paese. La cintura gialla, la collana bianca, le scarpe con inserti metallici, i bracciali sfavillanti cercano di illuminare il buio della transizione in terra d’Albione e di ridare smalto a un Paese che da snodo centrale del cosmopolitismo europeo e giovanile sta precipitando nel buio di un’autarchia economica e sociale ferocemente separatista, predicata cathedra. D’altra parte la passione per l’accessorio naturalmente ricercato fa parte del modo ontologico di essere di Theresa May. La sua collezione di scarpe di gusto prevalentemente britannico – a punta, con tacchettino, spesso di pelle multicolore – è quasi più famosa dell’altra sua specialità, la smorfia contorta davanti all’obiettivo. E intanto l’ostilità pervasiva al libero mercato propugnata con puntuta convinzione da May suscita corali perplessità internazionali, basta contemplare i volti sbalorditi del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble che accodandosi alla cancelliera Angela Merkel si dice preoccupato delle forze “anticommercio” che si aggirano per l’Europa, o del leader del Labour party Jeremy Corbyn, ma anche di politici non antagonisti sul fronte Brexit come l’ex sindaco londinese ora ministro degli Esteri Boris Johnson.