Corriere della Sera - Sette

Avidi collezioni­sti, sposando gli affari con la cultura, “inventaron­o” il Rinascimen­to e il mito dell’Italia che, alla fine, se la cava sempre

- Di Daniela Cavini

E sono ancora loro, dissoluti e sanguinari, a procacciar­si corone, stole cardinaliz­ie e toghe papali a colpi di lettere creditizie ( quando non di arsenico). Avidi collezioni­sti, non belli né particolar­mente sani, irriducibi­li funamboli del potere: all’inizio della parabola, non si concedono il tempo di alzare la testa dai libri contabili. Tre secoli dopo, l’ultimo sovrano non riesce neppure a trascinare il corpo piegato dalla sifilide fuori dal

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