Francesco Battistini
Per risolvere uno dei più
Scaveremo. Ma se c’è, è lì sotto… » . Quando l’archeologo Mario Pagano sale in cima al castello medievale che domina Cosenza, e da lassù vede la confluenza del Crati e del Busento, questo gomito d’acqua bassa che cinge la città e che da secoli leviga le pietre e le leggende, allora gli è facile immaginare che la tomba del Gran Barbaro possa essere proprio lì. Dove s’è sempre detto: « Abbiamo individuato quattro luoghi possibili. Personalmente, però, io mi son fatto l’idea che il primo luogo dove cercare sia proprio questo… » . Il soprintendente Pagano ha eterni dubbi e qualche piccola certezza: « Noi non sappiamo molto, di come morì Alarico. Scese in Calabria con l’oro trafugato nel sacco di Roma. Fu ucciso dalla malaria o da una lancia, chi lo sa. Però l’unica testimonianza certa che abbiamo, quella dello storico bizantino Jordanes, scritta un secolo dopo la morte del re dei Visigoti, su un punto è chiara: lo seppellirono qui, deviando l’acqua del fiume. E lo fecero in pochi giorni, a mani nude o poco più, frustando qualche centinaio di schiavi. Ora: deviare un fiume è un’impresa complicata coi mezzi di oggi, si figuri milleseicento anni fa. Mi sono chiesto: dove potevano scaricare tutta quell’acqua? Non doveva essere un canale troppo lungo. Il luogo più probabile è vicino a un altro fiume, nel quale convogliare la corrente. A questa confluenza, o poco distante da qui… » . Ma lei ci crede che il tesoro di Alarico esista? « Io credo che qualcosa troveremo in ogni caso » . E se non fosse la tomba del re? « Questa è un’area archeologica praticamente inesplorata: ne sarà valsa comunque la pena… » .
Ricercatori dilettanti e dicerie. Forza ruspe. Quelle buone, però. Tra novembre e dicembre, comincerà nel cuore di Cosenza la prima campagna ufficiale di scavi per risolvere uno dei più affascinanti misteri dell’archeologia. Con un atto di tre pagine e 64 righe dall’incipit solenne, « l’anno duemilasedici, addì ventisei del mese di settembre, in Cosenza… » , il nuovo soprintendente ai Beni artistici e archeologici ha detto sì: basta con i ricercatori dilettanti e le dicerie, una squadra di studiosi cercherà il più grande tesoro raccontato nella storia dell’umanità, che già incuriosiva Casanova e Dumas, ingolosiva i Borboni e i nazisti,
Sopra, il bozzetto dell’opera di Paolo Grassino dedicata ad Alarico. La scultura verrà collocata alla confluenza del Crati e del Busento dove, secondo il soprintendente Mario Pagano, è più probabile trovare la tomba del Gran Visigoto. A fianco, la copertina di del 16 ottobre 2015 che annunciava i progetti di scavo per cercare il tesoro del re.