Ezra Pound, il complottista ante litteram
Il poeta s’invaghì di Mussolini, parteggiò per gli artefici di Auschwitz. Per lui, i “colpevoli” erano i banchieri e i giudei
Secolo delle tempeste d’acciaio, il Novecento fu anche il secolo delle avanguardie e del modernismo, delle tempeste artistiche e letterarie. Ezra Pound, il poeta dei Cantos, ne fu uno dei protagonisti, se non il protagonista. Dopo aver « reinventato » la poesia lavorando con T. S. Eliot alla stesura della Terra desolata, un collage di sapienza occidentale che proprio le tempeste della storia avevano ridotto a balbettio incomprensibile, Pound fece dell’estetica modernista un’etica rivoluzionaria. Come altri, negli stessi anni, persero la testa per Lenin e per il comunismo, lui s’innamorò di Mussolini Dux e del fascismo italiano ( « Ma questo » / disse il Duce « è divertente » / afferrando il punto prima degli esteti, reciterà qualche anno dopo il Canto XLI). Americano alla corte di Re Artù, poeta nell’Inghilterra del nascente fascismo britannico, come racconta Luca Gallesi nelle Origini del fascismo di Ezra Pound, il poeta scese clamorosamente in campo contro l’“usurocrazia” ebraica, denunciando il complotto monetario delle banche massoniche e guerrafondaie, mentre intorno si produceva quella che Giorgio Agamben, nella prefazione a Naufragio di Europa, una bella e ricca antologia di scritti poundiani, definisce « una rottura senza precedenti nella tradizione dell’Occidente » . Sotto choc, come chiunque avesse vissuto da vicino o da lontano la Grande guerra, Pound tentò di spiegarsi l’Europa dei gas e delle trincee, dove s’era spezzato di colpo ogni « nesso tra passato e presente » , creando un collegamento tra arte e politica, tra poesia ed economia. Cercò i colpevoli, le signorie segrete e i burattinai di questo abominio della desolazione, e li scovò a colpo sicuro nei banchieri, negli usurai e nei giudei. Secolo degli esteti che si credevano leader, come Gabriele d’Annunzio, DAL NAUFRAGIO DI EUROPA. SCRITTI SCELTI 1909-1965 di Ezra Pound Neri Pozza 2016, pp. 656, 28 euro EZRA POUND. IL GRANDE FABBRO DELLA POESIA MODERNA di Humphrey Carpenter Rusconi 1997, pp. 1.136, s.i.p.
XI CANTOS di Ezra Pound Meridiani Mondadori 1985, pp. 1.704, 60 euro
XJEFFERSON E MUSSOLINI di Ezra Pound Bietti 2015, pp. 136, 14 euro
XLE ORIGINI DEL FASCISMO DI EZRA POUND di Luca Gallesi Ares 2005, pp. 312, 16 euro e dei demagoghi che si spacciavano per artisti, come Adolf Hitler, il Novecento è stato anche il secolo dell’“intellighenzia nichilista”, del sospetto e dell’occultismo elevati a regole di saggezza. In un aforisma intitolato Veleno, Pound scriveva: « Non è l’arsenico in bottiglia e con l’etichetta a essere pericoloso, ma l’arsenico in una buona minestra » . Mai fidarsi, niente è come appare. Pound s’unì al coro di questa classica superstizione novecentesca: la “teoria del complotto” ( una Weltangschauung, una visione del mondo, che, un secolo più tardi, ai nostri giorni, sta ancora divorando il mondo con le sue allucinazioni su vaccini, società segrete di finanzieri ebrei, scie chimiche e microchip della Cia per il controllo mentale). Quando alla Grande guerra, qualche anno più tardi, ne seguì una Grandissima, il poeta si ritrovò a parteggiare, una chimera modernista dopo l’altra, per i nemici dell’America e per gli artefici di Auschwitz. Seguì un lunghissimo periodo di detenzione, dal 1945 al 1957, nel manicomio criminale di St. Elizabeths, Washington, Dc. Uno dopo l’altro, i vecchi amici che, negli anni della follia mussoliniana, s’erano tenuti alla larga da lui e dai suoi proclami radiofonici contro le democrazie cleptogiudaiche, tornarono a proclamarlo « one uf us » , uno di noi. Ernest Hemingway chiese che fosse liberato. Si fece nuovi amici, tra cui Marshall McLuhan, futuro teorico del villaggio globale. McLuhan fu per anni un suo corrispondente e fan, ma « nel febbraio del 1953 » , racconta Humphrey Carpenter, « interruppe all’improvviso la corrispondenza con una lettera in cui affermava che le arti erano dominate da società segrete e che Ezra Pound ne faceva parte » . Mai fidarsi, nulla è come appare: la superstizione novecentesca, che oggi chiamiamo “antipolitica”, aveva prodotto le sue metastasi, ormai inoperabili.