Corriere della Sera - Sette

Il figlio del falegname che si fece mecenate

- Di Lina Sotis

A Quartieri Tranquilli piacciono le belle storie. Ecco quella di un suo mecenate che si definisce il figlio del falegname. Siamo nel 1953, nella Milano post bellica e operosa. Aldo Predari, il padre di Marco, manda avanti una bottega artigiana di falegnamer­ia. È una bottega un po’ speciale, dove si cerca di interpreta­re i desideri dei clienti, che diventa con il tempo un laboratori­o di successo. Qui il giovanissi­mo Marco trascorre tutto il tempo libero. Respira il profumo delle essenze e impara a usare le mani e gli attrezzi. Ammira il padre che sa prevedere e interpreta­re le esigenze degli architetti. Marco ha solo 19 anni quando Aldo muore. Il ragazzo si trova di fronte a una scelta terribile: dirigere l’azienda o continuare a studiare? Sceglierà la seconda opzione e si laurerà brillantem­ente in architettu­ra al Politecnic­o di Milano, con una tesi che segnerà la sua vita: l’evoluzione dell’ufficio. Non più soltanto un insieme di scrivanie, sedie e armadi, ma uno spazio in divenire. Sono passati decenni, il figlio del falegname ha fondato Universal Selecta ed è presidente di Assufficio e vicepresid­ente di Federlegno. In più, è anche simpatico e ha un cane che si chiama Pascià.

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