SVILUPPO COGNITIVO LEGATO ALLA VICINANZA CON I GENITORI
Fin dal primo momento in cui veniamo al mondo abbiamo bisogno di stare accanto alla mamma: è ormai chiaro che per favorire l’allattamento al seno, migliorare il benessere del bimbo e facilitare l’instaurarsi di un forte legame, il neonato va messo in braccio alla madre, subito. È vero per tutti e lo è ancor di più per i piccoli prematuri o con qualche problema di salute, che però devono necessariamente passare giorni o settimane nella terapia intensiva neonatale. Un reparto in cui ancora troppo spesso all’ingresso c’è scritto « No entry » e che invece, secondo la Società italiana di neonatologia ( Sin), dovrebbe essere il più possibile aperto: gli esperti lo hanno sottolineato in questi giorni durante il congresso nazionale a Napoli e lo hanno scritto a chiare lettere in un documento ufficiale presentato di recente al ministero della Salute per aiutare tutti i genitori a stare più vicino ai propri figli nel primo, delicato periodo dopo la nascita. Purtroppo in Italia le terapie intensive hanno spesso le porte chiuse perché si teme, a torto, un maggior rischio d’infezioni: la situazione è migliorata rispetto a vent’anni fa, ma siamo ancora anni luce indietro rispetto alla Scandinavia o a Paesi come Germania, Francia, Regno Unito e, stando ai dati della Società di anestesia analgesia rianimazione e tera- pia intensiva è “aperto” solo il 9 per cento delle rianimazioni pediatriche. In più, ci sono grosse differenze anche fra le varie regioni e i diversi ospedali e come spiega Mauro Stronati, presidente della Sin, « le ragioni addotte per limitare l’accesso ai genitori sono molte, ma nessuna ha una base scientifica reale » . Nel caso di ricoverati con pochi giorni o poche settimane di vita è, se possibile, ancora più indispensabile permettere una vicinanza maggiore perché gli eventuali svantaggi del tenere a distanza mamma e papà sono troppi, come spiega Stronati: « La separazione dalla madre, per esempio, porta a conseguenze sulla relazione di attaccamento, con problemi anche drammatici nello sviluppo cognitivo successivo del neonato » . I benefici, invece, sono innumerevoli.
La presenza continua dei genitori al- levia e contiene lo stress nel piccolo, che può essere sottoposto a terapie invasive o comunque fastidiose: i neonati provano dolore ed emozioni, il contatto con la madre è un calmante naturale.
Le interazioni precoci fra il neonato pretermine e la figura affettiva di riferimento « costituiscono un elemento protettivo per lo sviluppo cognitivo, emotivo e linguistico » , dice Stronati: un vero toccasana per tutta la crescita futura, quindi.
Un reparto aperto facilita la cosiddetta “cura del canguro” in cui mamma e bimbo stanno vicinissimi, pelle contro pelle, più a lungo possibile: una terapia di carezze che funziona e, per esempio, secondo dati pubblicati su Biological psychiatry, migliora lo sviluppo mentale e del sistema nervoso autonomo del bambino, che dorme anche meglio e risponde più efficace-