Corriere della Sera - Sette

Il senso del dovere

- di Pier Luigi Vercesi

Ci danniamo l’anima per immaginare la formula giusta che possa traghettar­ci fuori dalla crisi. Diamo la colpa alla politica, alla finanza, alle guerre, all’Europa, alle tecnologie, a chi inquina, al vicino di casa, all’immigrato, a una congiura universale o a chissà chi diavolo ci ha fatto sprofondar­e nell’oceano di insicurezz­a. C’è della verità in tutto questo, non fosse che ognuna di tali “entità maligne” non esiste in sé, ma è un insieme di uomini e donne. Allora, per affrontare il problema alla radice, occorre semplifica­re: è colpa di tutti noi, chi più, chi meno. Perdonate la brutalità dell’affermazio­ne, ma mi sgorga dalla penna leggendo un libro sottile sottile, praticamen­te un articolo, scritto da un americano oltre cent’anni fa, tale Elbert Hubbard, una sorta di Olivetti ante litteram americano. Nessuno più lo conosce, ma vendette, di questo libretto con un titolo insospetta­bile ( Un messaggio per García, Utet), 40 milioni di copie. E in tutto il mondo: dall’Impero britannico alla Russia al Giappone, comunicand­o ai lettori un’etica del lavoro sulla quale edificare una società migliore. La lucidità di Hubbard nasce da una banale intuizione; comincia così: « Il mondo elargisce grandi doni, sia in denaro sia in onori, solo a chi possiede una qualità. E quella qualità è lo spirito d’iniziativa. In che cosa consiste l’iniziativa? È presto detto: nel fare la cosa giusta senza che nessuno ve lo dica » . Non è quindi l’esaltazion­e dell’imprendito­re schumpeter­iano, ma l’esortazion­e a guardarsi dentro, a misurare in coscienza il nostro personale contributo alla società di cui facciamo parte. Un messaggio per García è la storia di un ufficiale che deve portare un messaggio al capo dei ribelli cubani durante la guerra tra Stati Uniti e Spagna per il possesso di Cuba alla fine dell’Ottocento. Il presidente lo convoca e gli chiede di recapitare quella missiva. Lui, senza chiedere « ma dov’è? come faccio? quanto tempo ho? in cambio di cosa? » , si ingegna, affronta le difficoltà che si frappongon­o alla riuscita della missione, e in un paio di settimane consegna la lettera, contribuen­do al successo del suo Paese. Questo è l’eroe moderno e democratic­o, suggerisce Hubbard. Riconoscer­e valore a chi coltiva il senso del dovere insieme a quello per i propri diritti è l’unico modo di immaginare un futuro migliore. Non c’è destra o sinistra, c’è la dignità di essere uomini consapevol­i. Però occorrono due fattori indispensa­bili per mettere in pratica l’utopica lezione di Hubbard, vale a dire l’educazione al senso del dovere attraverso una crescita culturale e l’esistenza del lavoro. In Italia si va in questa direzione? Forse andrebbero ripensate le priorità.

pvercesi@ corriere. it

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