Il senso del dovere
Ci danniamo l’anima per immaginare la formula giusta che possa traghettarci fuori dalla crisi. Diamo la colpa alla politica, alla finanza, alle guerre, all’Europa, alle tecnologie, a chi inquina, al vicino di casa, all’immigrato, a una congiura universale o a chissà chi diavolo ci ha fatto sprofondare nell’oceano di insicurezza. C’è della verità in tutto questo, non fosse che ognuna di tali “entità maligne” non esiste in sé, ma è un insieme di uomini e donne. Allora, per affrontare il problema alla radice, occorre semplificare: è colpa di tutti noi, chi più, chi meno. Perdonate la brutalità dell’affermazione, ma mi sgorga dalla penna leggendo un libro sottile sottile, praticamente un articolo, scritto da un americano oltre cent’anni fa, tale Elbert Hubbard, una sorta di Olivetti ante litteram americano. Nessuno più lo conosce, ma vendette, di questo libretto con un titolo insospettabile ( Un messaggio per García, Utet), 40 milioni di copie. E in tutto il mondo: dall’Impero britannico alla Russia al Giappone, comunicando ai lettori un’etica del lavoro sulla quale edificare una società migliore. La lucidità di Hubbard nasce da una banale intuizione; comincia così: « Il mondo elargisce grandi doni, sia in denaro sia in onori, solo a chi possiede una qualità. E quella qualità è lo spirito d’iniziativa. In che cosa consiste l’iniziativa? È presto detto: nel fare la cosa giusta senza che nessuno ve lo dica » . Non è quindi l’esaltazione dell’imprenditore schumpeteriano, ma l’esortazione a guardarsi dentro, a misurare in coscienza il nostro personale contributo alla società di cui facciamo parte. Un messaggio per García è la storia di un ufficiale che deve portare un messaggio al capo dei ribelli cubani durante la guerra tra Stati Uniti e Spagna per il possesso di Cuba alla fine dell’Ottocento. Il presidente lo convoca e gli chiede di recapitare quella missiva. Lui, senza chiedere « ma dov’è? come faccio? quanto tempo ho? in cambio di cosa? » , si ingegna, affronta le difficoltà che si frappongono alla riuscita della missione, e in un paio di settimane consegna la lettera, contribuendo al successo del suo Paese. Questo è l’eroe moderno e democratico, suggerisce Hubbard. Riconoscere valore a chi coltiva il senso del dovere insieme a quello per i propri diritti è l’unico modo di immaginare un futuro migliore. Non c’è destra o sinistra, c’è la dignità di essere uomini consapevoli. Però occorrono due fattori indispensabili per mettere in pratica l’utopica lezione di Hubbard, vale a dire l’educazione al senso del dovere attraverso una crescita culturale e l’esistenza del lavoro. In Italia si va in questa direzione? Forse andrebbero ripensate le priorità.
pvercesi@ corriere. it