Il dottor Mingo e mister Fabio
/ Storia di una coppia che dimostra come il silenzio sia d’oro, anche se oggi non sembra appartenerci più
Lo strano caso di signor Fabio e del dottor Mingo. Mingo, ex inviato barese di Striscia la Notizia, all’insaputa del collega Fabio, avrebbe truffato per 170 mila euro Mediaset con la complicità di sua moglie, facendosi pagare 10 servizi relativi a fatti inventati e invece spacciati per veri, e facendosi anche rimborsare costi non dovuti per figuranti e attori. La Procura di Bari ha chiuso le indagini nei confronti di Domenico De Pasquale ( in arte Mingo), Corinna Martino ( amministratore unico della Mec Produzioni Srl di cui il marito Mingo era socio) e della segretaria della Mec, accusata di favoreggiamento personale per aver mentito agli investigatori che indagavano sui falsi servizi trasmessi dal Tg satirico. I due indagati, Mingo e la moglie, sono accusati a vario titolo di due truffe, simulazione di reato, falso, calunnia ( ai danni di un autore di Striscia la notizia) e di diffamazione ai danni degli autori del programma di Mediaset, da loro indicati in comunicati stampa e sui social come corresponsabili ed ideatori dei servizi falsi. Siamo alle indagini, nessuna condanna per ora, e Mingo si difende dicendo che di lavoro fa l’attore e non il giornalista. Una precisazione importante che potrebbe aprire un nuovo fronte nello scandalo sui presunti servizi taroccati. Staremo a vedere. Chi parla invece è Fabio, il “buon Fabio” De Nunzio, il “muto” dei due, quello che nei servizi stava sempre zitto. Per una sorta di nemesi storica ora è un fiume in piena: « Partiamo dal fatto che io e Mingo, da qualche anno, non andavamo d’accordo, come succede a tante coppie che stanno insieme da tanti anni sia nel mondo dello spettacolo, sia nella vita. Infatti, negli ultimi anni, erano Mingo e sua moglie che si occupavano dell’organizzazione dei servizi. Di conseguenza io ero tenuto all’oscuro di ciò che veniva organizzato e venivo avvisato soltanto nel momento della registrazione, essendo oltretutto a disposizione ogni giorno. Mi comunicavano il luogo e l’ora e io arrivavo pronto a registrare » . Il “buon Fabio”, dunque sarebbe all’oscuro di tutto ( e infatti non è indagato) e adesso chiede solo di uscire in fretta da questa storia che tanti danni d’immagine gli ha arrecato. Fabio De Nunzio (a sinistra), in arte Fabio e Domenico De Pasquale, in arte Mingo. IL SERVO MUTO. Questa storia ci insegna, ancora una volta, quanto il silenzio sia d’oro, quanto il silenzio ci appaia oggi come un vuoto angoscioso, così angoscioso da preferirgli il rumore, il chiacchiericcio, le cuffie dell’iPod. Il silenzio non ci appartiene più, non lo riconosciamo. Al “buon Fabio”, invece, il silenzio è servito, anche se il suo ruolo sembrava quello di Bernardo, il servo muto di Zorro. Finalmente un bel tacer fu scritto.