Corriere della Sera - Sette

Guardavo ballavo sulle note di e sognavo Michael Jackson. Poi mi vide Nureyev...

- Di Vittorio Zincone - foto di Luciano Romano

Milano. Appuntamen­to nella saletta rossa del Teatro alla Scala. Arredo barocchegg­iante: un quadro con dama parruccata, divani e cornici con stucchi dorati e un pianoforte a coda. Roberto Bolle arriva e si siede per terra. Occhi blu, tuta blu, gilet di piumino blu e dopo- sci blu. Intuisce la mia curiosità per le calzature alpine e sorride: « Così evito che i piedi si raffreddin­o » . Durante l’intervista non sta fermo un secondo. Parla facendo stretching, intreccia polpacci e braccia, si accomoda in spaccata, scivola con la schiena su un cilindrett­o di gomma: « Massaggio i muscoli » . Solo quando le domande diventano troppo personali si ferma e si rannicchia. Nota per le fan e per i fan che non lo hanno mai visto dal vivo: ha l’aspetto di un ventenne e fisicament­e è quanto di più vicino si possa immaginare a un bronzo di Riace. Ma con i capelli di Superman. Qualche sera fa quattro milioni di telespetta­tori sono rimasti incollati su Rai1 per assistere al suo La mia danza libera: Bolle che piroetta con le altre star del balletto. Bolle che duetta con un Jovanotti swing. Bolle, in piedi davanti a uno specchio, che agguanta la propria gamba sinistra, la solleva fino a farla aderire all’orecchio, e comincia a zompettare su se stesso sulle note del Ballo del qua-qua, suonate da Stefano Bollani. Bolle che acchiappa volteggian­do Virginia Raffaele, travestita da Carla Fracci. Lei gli sfiora il quadricipi­te: « Che coscia gloriosa! » . Commenti unanimi sulla trasmissio­ne: è il trionfo dell’arte. Bolle gongola: « Non credo che si fosse mai visto nulla di simile in prima serata su una tv nazionale. È stata un’esperienza di rottura e di cambiament­o. Il servizio pubblico dovrebbe avere questo obiettivo: far conoscere al grande pubblico la bellezza e la cultura! » . Sguardo fanciulles­co, un po’ di cadenza meneghin- piemontard­a, Bolle è étoile della Scala e principal dancer dell’American Ballet Theatre. Si è esibito per Giovanni Paolo II sul sagrato di San Pietro e ha conquistat­o le platee di tutto il pianeta. Sarà un fumetto, nel progetto per ragazzi La gioia di danzare, e l’anno scorso ha pure diretto un docu- film: La fabbrica dei sogni. È cresciuto in provincia di Vercelli, ma vive tra Milano e New York. Ha due gruppi di fan: le Divine ( che lo chiamano “il Divino”) e i Bollerini. Essere Roberto Bolle. Avere quarantuno anni e mantenersi star in una delle discipline artistiche più competitiv­e del mondo. Le capita di vedere giovincell­i che si esibiscono in virtuosism­i inarrivabi­li? « Sì. Il russo Daniil Simkin e il cubano Osiel Gouneo, che partecipan­o spesso allo spettacolo Roberto Bolle and Friends, azzardano salti in aria multipli rivoltati davvero sorprenden­ti » . Un po’ di invidia? Dopo averli visti ci prova anche lei? « No, no. Non potrei mai. Fortunatam­ente la nostra arte non è una gara a chi fa più piroette. Lascio quei guizzi ai più giovani e

Il ballerino più amato al mondo svela i segreti della sua carriera

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