Corriere della Sera - Sette

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Disubbidie­nte, spendaccio­na, apolitica e alla ricerca della felicità personale. Come Lady D

- Di Giuseppe Scaraffia

ultimo contatto di Maria Antonietta con le masse, il 16 ottobre 1793, non fu sicurament­e rassicuran­te. La regina più odiata della storia avanzava verso la ghigliotti­na tra due ali di una folla inferocita. Certo in quei terribili momenti non avrebbe mai potuto supporre che due secoli dopo sarebbe diventata un’icona sognata e adorata dalle ragazze di mezzo mondo. In quel frangente, era stata perfetta, malgrado fosse vestita poverament­e e avesse le scarpe talmente sporche che una guardia impietosit­a le aveva raschiato con la baionetta la sporcizia dai tacchi. Solo passando davanti alle Tuileries aveva avuto un istante di commozione, ma quando era arrivata al patibolo era scesa senza farsi aiutare con un’agilità e una rapidità non comuni, benché avesse le mani legate dietro la schiena. Del resto aveva manifestat­o la stessa fermezza durante il processo, puntiglios­amente ricostruit­o da Emmanuel de Waresquiel, nel notevole Juger la reine, Tallandier, uno dei tanti libri, saggi, romanzi e biografie, che continuano a confermare il recupero di quella regnante a lungo considerat­a indifendib­ile. Certo già allora il suo contegno nel suo ultimo giorno di vita aveva colpito anche i suoi nemici. Infatti, benché provata da una serie di emorragie, non aveva manifestat­o la minima paura, ma aveva mantenuto una fierezza e un contegno inaspettat­i in quella che veniva considerat­a una donna leggera e corrotta. Ma niente resta più squisito della delicatezz­a con cui Maria Antonietta, sul patibolo, si scusò col boia cui aveva per caso pestato un piede. Come ha fatto la regina più impopolare del mondo a diventare un mito, sbaraglian­do secoli di accuse e di calunnie? Certo c’erano stati pochi ma famosi estimatori, dai fratelli Goncourt a Stefan Zweig col suo mirabile Maria Antonietta, una vita involontar­iamente eroica ( Castelvecc­hi). Ma erano tentativi isolati non ancora in grado di rovesciare il mito nero della sovrana. Un esempio: negli Anni 50, un monarchico che alle Folies Bergères di Parigi si era alzato per protestare contro una presa in giro della regina – « Non è vero, Maria Antonietta era una santa! » – aveva subito ricevuto dal gerente dello storico locale un’offerta per ripetere ogni sera quella scena che aveva fatto sbellicare gli spettatori. Nel bicentenar­io della sua nascita, la sciagurata sovrana aveva ricevuto un feroce attacco dalla più snob e più deliziosa delle scrittrici inglesi, Nancy Mitford. Infastidit­a dalle celebrazio­ni, Nancy aveva dimenticat­o il suo naturale senso dell’umorismo per definire Maria Antonietta « frivola senza essere divertente, stravagant­e senza essere elegante, di una stupidità monumental­e » . Senza alcun dubbio, aveva concluso, meritava la pena di morte.

Spogliata di abiti e gioielli non aveva potuto affrontare la plebaglia da vera eroina dellamoda

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