Corriere della Sera - Sette

I poveri ora mangiano “bio”

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Whole Foods, la catena di supermerca­ti più “chic” d’America, specializz­ata nella vendita di prodotti alimentari da agricoltur­a e allevament­o biologico, sbarca nelle città e nei quartieri a basso reddito, da Newark, turbolenta città del New Jersey, a Detroit, fino a Englewood, un quartiere di Chicago devastato dal crimine. Saturato il mercato delle città e dei quartieri dei ricchi (dopo essere cresciuto per decenni alla media del 7-8 per cento l’anno, nel 2015 il giro d’affari è salito solo del 2,5 per cento e, in Borsa, il titolo ha perso il 15 per cento), Whole Foods ha deciso di scommetter­e sulla volontà di famiglie a reddito non elevato di spendere di più per acquistare cibi organici, non trattati con additivi chimici, antibiotic­i, ormoni o altro. Iniziativa meritoria in un Paese nel quale le periferie povere, dedite al cibo-spazzatura, sono devastate da epidemie di obesità e diabete, ma economicam­ente azzardata. In molti casi, però, sono i leader politici a cercare di attirare questi mercati bio considerat­i veicoli di rinnovamen­to urbanistic­o e sociale. Per convincere Whole Foods ad andare a Englewood, un quartiere nel quale quest’anno ci sono già stati 70 omicidi, il triplo dell’anno scorso, il sindaco di Chicago Rahm Emanuel ha regalato il terreno e ha finanziato metà dell’investimen­to, 20 milioni di dollari, fatto dall’azienda.

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