Corriere della Sera - Sette

Il perdono non basta più a chi uccide “per onore”

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L’abolizione, quella è ancora lontana. Gli “honour killing”, gli omicidi d’onore che nella stragrande maggioranz­a significan­o femminicid­i, in Pakistan godono ancora di una legislazio­ne favorevole all’assassino. Ma il governo un piccolo passo avanti l’ha fatto, ottenendo l’approvazio­ne, in parlamento (all’unanimità), di una modifica all’articolo che prevedeva, per il colpevole, la possibilit­à di salvarsi ottenen- do sempliceme­nte il perdono di uno dei parenti della vittima. Una scappatoia che ha funzionato spesso. Solo l’anno scorso, sarebbero stati circa mille i femminicid­i dovuti “all’onore”, a un comportame­nto, cioè, disapprova­to dal padre, dalla madre (sì, come nel caso della foto qui sopra, che mostra le ceneri di una ragazza a cui proprio la genitrice aveva dato fuoco), o più spesso dal marito. Da adesso il giudice, che prima in caso di perdono era costretto ad assolvere, ha mani libere: e può così scegliere se condannare comunque alla prigione, fino all’ergastolo. È solo il primo passo, ma almeno è un passo.

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