Jorge Edwards
Ha sempre difeso la libertà
Trascurato dall’editoria italiana per pigrizia o conformismo ideologico, il cileno Jorge Edwards è una delle più interessanti e originali figure della cultura contemporanea non solo in America Latina, dove molti lo considerano il vero erede di Borges. Nato a Santiago, a lungo diplomatico di carriera, protagonista della generazione del rinnovamento letterario degli anni Sessanta con Garcia Marquez, Vargas Llosa, Cortazar, esule in Spagna durante il regime di Pinochet, poi ambasciatore all’Unesco e a Parigi del suo Paese ritornato alla democrazia, è autore di un’opera vastissima che comprende racconti, romanzi, saggi. Tra quelli più noti citiamo: non grata sulla sua esperienza diplomatica e umana nella Cuba di Castro, I convitati di pietra probabilmente il libro più importante sugli eventi che portarono alla caduta di Allende e al colpo di Stato militare e Il sogno della storia, allegoria narrativa intorno alla figura dell’architetto italiano Joaquin Toesca, che concepì a fine Settecento i piani di urbanistica e i principali monumenti di Santiago. L’anno scorso ha pubblicato con grande successo il primo volume delle sue memorie, una critica devastante dell’ambiente della borghesia cilena in cui è nato e cresciuto, che ha suscitato molto scalpore. Edwards è stato insignito dei maggiori premi letterari del mondo iberico, fra cui nel 1999 il Premio Cervantes, e nel 2011 il Premio Gonzalez Ruano riservato al miglior elzeviro pubblicato ogni anno sulla stampa spagnola ( in quel caso El Pais di cui è collaboratore abituale). Lo abbiamo intervistato a Roma in occasione
« Già alla fine del 1972 avvertivo che il governo di unità popolare aveva ormai i giorni contati »