Corriere della Sera - Sette

Eugenio Carmi, l’anarchico energico Franco Iseppi,

Il mio / «La sua coscienza civile», dice «mescolava severità e mitezza, idealismo e pragmatism­o»

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Caro Iseppi, è stata una stagione d’oro per la comunità dei viaggiator­i e per l’economia del turismo, il nostro più prezioso prodotto nazionale di cui la storica associazio­ne del Touring, che presiedi, è unmotore propulsivo… « Un anno che ricorderò per le tante luci e anche per un’ombra: la scomparsa di uno dei miei uomini- faro, il pittore Eugenio Carmi, attivo scandaglia­tore della natura, della cultura e della politica, che trasmettev­a ( per dirla con Umberto Eco) un’energia anarchica e giovane » . In uno dei suoi ultimi interventi pubblici, in quella Genova dove aveva esordito con un nido creativo a Boccadasse e una collaboraz­ione stimolante all’Italsider, quando il sindaco Doria gli ha consegnato un riconoscim­ento, lui ci ha ricordato: “Gli italiani non si rendono conto della Grande Bellezza ereditata. Dobbiamo ammirare e creare nuova Bellezza”. Come l’hai conosciuto? « L’ho incontrato negli anni Settanta, in Rai. Stava lavorando per un programma sperimenta­le, era interessat­o all’arte elettronic­a e all’impatto delle tecnologie sulle arti visive e sul colore. La mia curiosità si è ingigantit­a quando ho visto le sue splendide illustrazi­oni delle favole di Eco. È stato l’inizio di periodici incontri scanditi da caffè e idee nel suo studio milanese in Porta Romana. Idee sulla politica, che lo vedeva rigoroso e insieme tollerante… » .

Eppure era stato ferito dalla politica.

In alto, Franco Iseppi, è stato produttore, curatore, ideatore di molti programmi tv; presiede il Touring Club Italiano. Qui sopra, Eugenio Carmi (1920 – 2016), artista tra i maggiori esponenti dell’astrattism­o. « Certo, ma la sua coscienza civile mescolava severità e mitezza, idealismo e pragmatism­o, spirituali­tà e lavoro concreto ( perché non ci si deve fermare alla voglia di cambiare il mondo, ci si deve impegnare con il proprio lavoro). Su un principio non defletteva: per muoversi usava solo i mezzi pubblici. I nostri dialoghi puntavano sui punti cardinali della sua ideale bussola: 1) l’arte, che riteneva il più forte indicatore dell’identità di ogni tempo con preferenze ultime sull’architettu­ra ( impagabili i suoi aneddoti frutto dell’amicizia con Renzo Piano); 2) la creatività, che lui definiva con poche, spiazzanti parole: ‘ Creatività è dipingere un bisonte invece di ucciderlo’; 3) i maestri della classicità come Pitagora, Eraclito e Fibonacci con i loro teoremi e la regola aurea, ai quali si ispirava per il suo impegno di fabbricato­re di immagini » .

Un approccio scientific­o che gli derivava dall’essersi laureato in chimica, come Primo Levi.

« Ecco, Eugenio ti attraeva perché combinava chimicamen­te bene scienza e arte, ottenendo racconti che profumavan­o di favola. Un quarto punto cardinale, da recuperare: l’industria deve fare cultura. Il made in Italy non è uno stato d’animo, gli italiani hanno ricevuto un’eredità come in nessun Paese al mondo. Un’eredità che, se riprodotta, trasmessa e tutelata, aiuterebbe a risolvere molti problemi che affliggono l’Italia » .

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L’astrattist­a

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