Che peso, la letteratura
/ Troppi esercizi, guide alla lettura, analisi. Il testo non è più centrale
Fare dei ragazzi degli esperti, invece che degli amanti » . È il vizio messo bene in rilievo da Davide Rondoni nel suo Contro la letteratura ( Bompiani), a proposito « dell’attuale generale modo di insegnare la poesia e la letteratura » nelle scuole. Presto detto, e qui, oltre alle parole di Rondoni, carta canta, come si suol dire. Perché basta fare il computo delle pagine complessive delle antologie italiane per le scuole superiori per avere qualche perplessità. Prendiamo le due antologie italiane più recenti, uscite quest’anno. La prima, Cuori intelligenti ( Garzanti) di Claudio Giunta, che consta di 4 tomi più un quinto dedicato al Leopardi più un sesto intitolato Modelli di scrittura. Totale complessivo delle pagine: 3.646. La seconda, Lo sguardo della letteratura ( Principato) di Novella Gazich, che consta di 6 tomi, più un settimo dedicato al Leopardi. Per un totale di 4.224 pagine. Ed è vero che non si può non ammirare la sapienza e la bontà delle scelte, tra cui l’originalità di quella iconografica, del primo tomo garzantiano, Dalle origini al Rinascimento. Né si può non apprezzare la chiarezza didattica dei tomi della Gazich ( a mio parere, la migliore antologia oggi sul mercato, nonostante la mole), la sua meritoria insistenza sulla letteratura « come sguardo e linguaggio “diversi” » .
Illusione. Tuttavia, è illusorio pensare che gli studenti utilizzino non dico gli interi tomi, ma nemmeno la metà della metà. Contornati, come ormai acca- de per tutte le antologie, da una massa di esercizi di vario genere o riquadri di “Guide alla lettura” o di “Analisi del testo” che rischiano di mettere in secondo piano la nuda e folgorante realtà del testo stesso. « Gli insegnanti li vogliono così » , si giustificano da almeno 30 anni gli editori. « Se non sono così non li adottano » . Sarà vero? Chissà. Ma di fatto tali quantità e tali contorni rischiano di far considerare al ragazzo il testo come cosa secondaria, mettendo invece in primo piano il tentativo di condurli a diventare, come dice bene Rondoni, degli esperti. Quanta poca vita in questa operazione: il sistema migliore per allontanarli dalla letteratura, trasformandola in un tedioso peso scolastico. Quando invece, sostiene a buon diritto Rondoni, l’approccio alla letteratura dovrebbe essere fatto di « incontri significativi » , di « una riflessione sulla vita che probabilmente assomiglia più alla cultura che aveva mia nonna che all’erudizione del dottorando del politecnico, abilissimo magari su un particolare ma inetto poi a vivere » . Da evitare, insomma, in classe, « l’accanirsi con esempi, esercizi, specchietti di analisi del testo » : lavoro che « produce solo infinita noia e ancora una volta permette all’insegnante di nascondere la propria personalità di fronte ai ragazzi » . Andiamo oltre Rondoni: oggi il protagonismo è tutto delegato ai ragazzi. Ci si potrà sbagliare, ma le figure che restano nel cuore, per anni e anni, sono quelle dei docenti che si sono messi in gioco, alla ricerca di bellezza e verità. Al prossimo numero.
Le ultime antologie hanno 3.646 e 4.224 pagine. È illusorio pensare di usarne la metà della metà