VENGO ANCH’IO NO, TU NO

L’emarginazione sociale, l’essere respinti dal gruppo, è una delle peggiori esperienze per un individuo e oggi il fenomeno si presenta su uno scenario molto vasto che va dal bullismo violento, fino alla più sottile ma non meno dolorosa esclusione nel mondo virtuale dei social. Inoltre è una situazione che l’individuo si trova a dover affrontare a qualsiasi età: dal bambino di tre anni che viene escluso dal giro degli amichetti nella scuola primaria fino all’anziano che la comunità degli altri anziani tiene in disparte. Nella vita di coppia, per un partner il sentirsi socialmente escluso è causa frequente di stress e di crisi. La realtà, insomma, è nota. Meno note però sono le cause all’origine del fenomeno. Che cosa spinge un gruppo a isolare un individuo che magari non ha fatto nulla per meritare questo ostracismo? Certo, sottotraccia c’è la tendenza della società a espellere coloro che possono creare in qualche modo pericolo o minare la comune tranquillità. Ma tutto questo come si applica ai casi più frequenti, nei quali la vittima è un soggetto debole, indifeso e per nulla minaccioso nei confronti del “branco”? Possono esistere fattori terzi, come magari il semplice aspetto fisico a scatenare il rifiuto? È quanto ha cercato di dimostrare scientificamente una ricerca dell’università di Basilea che ha mostrato a un campione di 480 soggetti una serie di foto ritoccate al computer alterando il volto di alcuni individui facendoli apparire