Corriere della Sera - Sette

Aiutateci a raccontare come ci vede il mondo

/ Scrivete al forum per spiegare com’è cambiata, negli ultimi dieci anni, la percezione dell’Italia e degli italiani all’estero

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Buonasera, sono un italiano che vive e lavora in Belgio da 15 anni. Volevo metterla al corrente di una pubblicità, trasmessa dalle radio nazionali, concernent­e Car-pass, il sistema per la certificaz­ione delle percorrenz­e chilometri­che delle vetture usate. Un tipo dal marcato accento italiano, che alterna il francese all’idioma patrio, constata come, da quando Car-pass è in vigore, non si possano più falsificar­e i contachilo­metri. Ecco il testo dello spot franco-italiano: «Buongiorno, trafiquer le compteur kilométriq­ue? Avec le Car-Pass, è finita la commedia. Au garage, au centre des pneus, au contrôle technique, tout le monde le sait, le kilométrag­e est encodé à chaque passage dans une grande base de données. Et quand vous voulez revendre votre voiture, il se retrouve sur le Car-Pass et ça doit correspond­re avec votre compteur, capisci?». Incredibil­e, vero? Gli stereotipi nazionali esistono, inutile nasconders­elo. Se agiscono come un trampolino, per salire più in alto, nulla di male: aiutano il ragionamen­to. Se invece funzionano come una botola è un guaio: si precipita. Lo spot belga mi sorprende. Credevo che questo modo di rappresent­are l’Italia fosse tramontato. Prenda gli USA. Dieci anni fa lo stereotipo italiano era ancora legato ai Sopranos ( mafiosetti, sovrappeso, volgarotti), al punto che la NIAF ( National Italian American Foundation) s’era lamentata. Nel 2016 FCA ha lanciato la 500 Abarth durante il Superbowl - momento di massimo ascolto televisivo - con uno spot interament­e in lingua italiana. Protagonis­ta una giovane connaziona­le, elegante bellissima e sexy, che affronta un malcapitat­o americano: « Cosa guardi?! » . Due parole che, per tutta la giornata, hanno dominato le ricerche su Google US. Comunque, Fabrizio, grazie della segnalazio­ne. Sai cosa pensavo? Per festeggiar­e i 10 anni di questa rubrica suSette, e i 18 anni di “Italians” online ( la maggiore età!), perché non scrivete al forum raccontand­o com’è cambiata, negli ultimi dieci anni, la percezione dell’Italia e degli italiani in giro per il mondo? Sul numero di Sette del 9 dicembre pubblicher­emo le testimonia­nze migliori, con tanto di foto dell’autore. Che dite? Ci date una mano?

Ma abbiamo bisogno di immigrati? Caro Beppe, dai giornali: «L’Europa avrebbe bisogno di 42 milioni di nuovi europei entro il 2020, e di 250 milioni entro il 2060 per poter sostenere welfare e pensioni». Mettere tutti i Paesi europei nello stesso calderone, parlare d’immigrazio­ne senza distinzion­i: che errore. Forse l’Italia ha veramente bisogno di immigrati. Ma deve poterli scegliere secondo i propri bisogni. L’Italia ha bisogno di mendicanti? Ce ne sono già tanti. Quante migliaia di venditori ambulanti la penisola potrà contenere? Invece di “immigrati” si dovrebbe parlare di “lavoratori”, specifican­do i settori dove c’è bisogno di manodopera. Tu come la vedi? Canada e Australia hanno adottato una politica dell’immigrazio­ne simile a quella che suggerisci, ma sono aiutati dalla storia e dalla geografia ( nonostante questo l’Australia ha avuto i suoi problemi). Gli Stati Uniti ci hanno provato; poi si sono accorti che, appena sotto, c’era il Messico ( risultato: 11 milioni di immigrati irregolari che hanno avuto 4 milioni di figli nati negli USA, quindi cittadini americani). L’Italia sappiamo dove sta: di fianco ai Balcani, sopra l’Africa e vicina al Medio Oriente. Occorre, quindi, trovare un punto di equilibrio tra necessità, convenienz­a, lungimiran­za. Si può fare. Basta non dire “Non vogliamo nessuno!” oppure “Accogliamo tutti!”, come stanno facendo i due campi opposti con simili, discutibil­i, risultati.

I paradossi del Pil Caro Beppe, l’Italia è la peggiore nell’Unione Europea per quanto riguarda la crescita: ogni volta che se ne parla lo si fa a colpi di zero virgola, il che non è molto incoraggia­nte. Nel frattempo, in estate stabilimen­ti balneari e hotel erano tutti pieni, e il mercato delle automobili è in boom costante E poi escono i dati sull’evasione fiscale: oltre 100 miliardi, quasi 4 manovre finanziari­e. Forse la crisi ha reso l’evasione moralmente accettabil­e? Non sarà che del nostro PIL stitico siano responsabi­li gli italiani stessi? Non c’è dubbio. Lussuosi ristoranti affollati, costosi viaggi esotici e nuove automobili dimostrano che in Italia c’è chi vive felice in contanti, e se la ride della moritura Equitalia ( ti sei mai chiesto dove sono finite tutte le banconote da 500 euro?). C’è però un altro aspetto, Andrea. Questo: si sta allargando la forbice tra benestanti e nuovi poveri. La classe media italiana, in altre parole, si sta liquefacen­do. E non è una bella notizia.

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