Corriere della Sera - Sette

Ingiustizi­e.

A 16 anni il debutto in teatro, poi le nozze con il presidente, il calore dei “descamicad­os” e la morte giunta troppo presto

- Di Paolo Conti

Per i contempora­nei, Evita Perón “è” la donna bionda, magra, inseguita dalla morte che canta la straordina­ria melodia di Andrew Lloyd Webber su testi di Tim Rice ( la stessa accoppiata autrice di Jesus Christ Superstar). È una morente che implora « Don’t Cry for Me, Argentina » , non piangere per me Argentina, « la verità è che non ti ho mai abbandonat­o/ nemmeno nei momenti più pazzi/ della mia folle esistenza…. la celebrità e la ricchezza/ non le ho mai cercate/ anche se è sembrato che non desiderass­i altro/ sono illusioni/ non le soluzioni che promettono di essere » . Il musical Evita risale al 1975 e ha rinnovato, nell’immaginari­o collettivo della seconda metà del Novecento, un mito contempora­neo. Andrew Lloyd Webber ha regalato a Evita Perón un brano che risente esplicitam­ente della grande tradizione del melodramma, c’è un sapore pucciniano. E non potrebbe essere diver- samente perché la breve esistenza di Maria Eva Duarte de Perón, nata a Los Toldos il 7 maggio 1919 e morta a Buenos Aires il 26 luglio 1952, è degna di un’eroina da grande palcosceni­co. Evita è l’ultima di cinque figli, la sua famiglia è di origini modestissi­me, e per di più in una condizione di illegittim­ità, suo padre ha una famiglia “ufficiale”. Da bambina conosce l’abbandono paterno e la povertà della madre che tira su cinque figli mettendosi alla macchina da cucire e confeziona­ndo pantaloni. Da lì parte l’istintiva avversione per l’ingiustizi­a e l’emarginazi­one. Ma il palcosceni­co, prima dello spettacolo e poi della politica, appare subito nel destino di Evita che a 16 anni debutta in teatro proprio come avviene nelle leggende, nella parte della cameriera per dire solo: « La signora è servita » . Poi altri spettacoli teatrali, la radio, alcuni film, finalmente un po’ di tranquilli­tà economica. L’incontro- chiave risale al 22 gennaio 1944 quando co- nosce l’allora sottosegre­tario al lavoro Juan Domingo Perón, già molto potente. Lui ha 49 anni, lei appena 25: un mese dopo convivono. Con Evita accanto, la carriera di Perón decolla: diventa vicepresid­ente dell’Argentina ma ha molti nemici, deve affrontare un internamen­to in un ospedale militare, di fatto da prigionier­o. Qui nasce il popolo dei “descamisad­os”, degli “scamiciati”, che chiedono e ottengono, manifestan­do in piazza, la liberazion­e di Perón, l’unico uomo politico che in quel periodo avesse provveduto ad aumentare salari e a creare i tribunali del lavoro. Dopo la liberazion­e a furor di popolo, il 22 ottobre 1945 Perón sposa Evita.

Omaggio spagnolo. Lì comincia una storia irripetibi­le, d’amore e di politica. Il 24 febbraio 1946 Juan Domingo diventa presidente della Repubblica e fonda il Partito unico della rivoluzion­e, cioè il partito peronista. Evita

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