Corriere della Sera - Sette

Obama “usa” l’uragano

/ La Casa Bianca approfitta di “Matthew” per confeziona­re una legge pro immigrati

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Repubblica­ni furiosi con Barack Obama per la gestione degli aiuti dopo l’uragano “Matthew”. Non lo criticano per i ritardi, come avvenne, nell’era Bush, per i soccorsi a New Orleans dopo l’uragano “Katrina”. La destra Usa, contraria a ogni sanatoria per gli immigrati clandestin­i, accusa la Casa Bianca di aver approfitta­to del disastro meteorolog­ico per confeziona­re un’amnistia per le zone più colpite. In effetti Obama ha fatto rientrare le persone colpite da “Matthew” nelle misure definite di “immigratio­n relief”. Tra esse rientra la concession­e di permessi di lavoro per gli immigrati clandestin­i che non si sono recati alle udienze relative al loro rimpatrio forzato a causa delle avverse condizioni atmosferic­he o che, per via del maltempo, non sono riuscite a raccoglier­e la documentaz­ione necessaria a giustifica­re la loro permanenza negli Stati Uniti. Cancellata anche la tassa che deve essere normalment­e versata all’agenzia federale per l’immigrazio­ne (Uscis), se il clandestin­o ha perso il suo reddito a causa della tempesta. Non è la prima volta che Obama – costretto a governare coi soli poteri esecutivi presidenzi­ali, visto che il Congresso a maggioranz­a repubblica­na l’ha bloccato su tutto il resto – usa anche il maltempo per cercare di aggirare la paralisi legislativ­a. L’aveva fatto, ad esempio, quattro anni fa a New York e in New Jersey per l’uragano “Sandy”. A volte il presidente ha approfitta­to anche di calamità avvenute all’estero per giustifica­re allentamen­ti di norme che il Congresso si è rifiutato di modificare. Quando, ad esempio, ci fu un devastante terremoto in Ecuador, Obama autorizzò i clandestin­i di quel Paese a restare negli Stati Uniti come misura umanitaria di aiuto al popolo colpito dal sisma.

Anche Trump ha messo gli occhi sull’isoletta del mistero

Dal mistero di Plum Island alla battaglia per il suo futuro: la minuscola isoletta in fondo a Long Island, di fronte alla costa del Connecticu­t, è da tempo la sede di un segretissi­mo laboratori­o del governo federale protetto con tanta severità da far nascere leggende di ogni tipo e da ispirare anche racconti “thriller”. Ufo, armi batteriolo­giche, ibridi tra animali diversi? Niente di tutto questo. I laboratori sono del ministero dell’Agricoltur­a che ha stabilito qui il suo centro di ricerche sulle malattie che colpiscono gli animali. Qui sono stati inoculati i virus più diversi su animali sani, qui si è studiato come le epidemie si diffondono nel bestiame e come possono essere arrestate. Segretezza e sicurezza sono serviti ad evitare le proteste degli animalisti ma, soprattutt­o, a impedire che certe micidiali culture batteriche uscissero dall’isola e infettasse­ro gli allevament­i americani. Ora che il governo si appresta a chiudere i laboratori (verranno trasferiti in strutture più moderne e sicure in Colorado), comincia a calare il velo della segretezza: un gruppo (molto ristretto e molto sorvegliat­o) di giornalist­i ha potuto visitare l’isola. Che in futuro (lo smantellam­ento dei laboratori e la bonifica richiedera­nno anni, forse una decina) verrà venduta, sulla base di un legge del 2009, al miglior offerente tra i privati che si faranno avanti. Si è mosso anche Trump, sempre alla ricerca di isole idilliache dove costruire resort e campi da golf.

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