Sì, gli impegni vanno rispettati
Lo scorso 14 ottobre i politici del nostro Paese ci hanno svegliato con un coro unanime di proteste per la scelta del Governo di inviare soldati italiani in Lettonia: decisione non procrastinabile in verità, presa in virtù di un accordo Italia- Nato, durante l’ultimo summit a Varsavia. Si tratta di solidarietà e coesione verso l’Alleanza, della quale facciamo parte addirittura dal 1949, e rappresenta la comune risposta al posizionamento russo sul fianco Est dell’Alleanza stessa. Molti opinionisti hanno scritto che l’Italia, nella sua storia, particolarmente dal secondo Dopoguerra in poi, « . .. tende a non prendere mai posizione rispetto agli impegni presi » ( come spesso fa, anche in modo ironico, nella sua nota diplomatica, il bravissimo collega americano James Hansen): non è proprio così e soprattutto non è sempre così. Esiste un diritto- dovere di essere coerenti e pure di scegliere di decidere. Colgo l’occasione per evidenziare a tutti i lettori di questa rubrica quale straordinario cambiamento l’Esercito Italiano ha compiuto in questi ultimi anni, anticipando addirittura, nell’ambito dell’esercizio dei diritti fondamentali buona parte della società italiana: come non ricordare la dichiarazione della medaglia d’argento alle Olimpiadi del caporal maggiore scelto Rachele Bruni: « Una medaglia per la famiglia, l’Esercito, il mio allenatore e la mia Diletta » , e la medaglia di bronzo alle Paralimpiadi di Monica Contrafatto? Mi sembra giunto il momento di riflettere insieme sul bellissimo e importante percorso compiuto dal nostro Esercito e di ringraziare i suoi vertici per l’enorme sforzo nel portare la pace in zone di guerra.