Corriere della Sera - Sette

Aleppo come Guernica

/ Il massacro della città spagnola annunciò una tragedia. E anche allora le democrazie guardarono la strage con orrore ma senza intervenir­e. Come oggi nella città siriana

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La storia non si ripete mai uguale a se stessa. Le stragi, però, spesso si somigliano. Quella di Aleppo, con la popolazion­e della parte Est della città massacrata dalle bombe del regime siriano e dei russi, è un monumento alla criminalit­à come lo sono stati altri massacri del passato: una popolazion­e intrappola­ta tra i muri delle proprie case, colpita per giorni e giorni da una forza contro la quale nulla può. Manca per ora un Picasso per dipingerla, ma Aleppo è come Guernica, una carneficin­a del 2016 uguale a quella che nel 1937 fece nella città basca la Luftwaffe del Terzo Reich, con l’aiuto di “volontari” italiani. Vladimir Putin non è Adolf Hitler. Ma Aleppo è Guernica, così come lo era stata Grozny assediata e poi rasa al suolo tra il 1999 e i primi giorni del 2000 dallo stesso leader. Il massacro della città spagnola annunciò qualcosa di colossale e tragico che sarebbe arrivato in Europa pochi anni dopo. E anche allora le democrazie guardarono la strage con orrore ma senza intervenir­e, come oggi nella città siriana. Proprio perché gli eventi non seguono un modello predetermi­nato, non ha senso pensare che anche oggi andiamo incontro alla catastrofe di un conflitto mondiale. Ha però molto senso chiedersi qualcosa sulla strategia di Putin. Il leader del Cremlino Di fronte al massacro di Aleppo, l’amministra­zione Obama, Angela Merkel e François Hollande hanno parlato di “crimini di guerra”. raccoglie ammirazion­e tra molti, è visto come l’uomo forte, che sa il fatto suo. Un modello che a detta di alcuni politici – in Europa e in America – ha qualcosa da insegnare. Bene: questa argomentaz­ione da bar è franata dopo Aleppo: ci si può forse sentire lontani dalle sofferenze dei siriani ma c’è da arrossire a spazzare sotto il tappeto un massacro compiuto con determinaz­ione quasi scientific­a.

LA STRATEGIA DI PUTIN. Soprattutt­o, è obbligator­io domandarsi dove si fermerà l’iniziativa del presidente russo dopo che ha annesso la Crimea e si è lanciato nell’avventura in Siria. Di fronte al massacro di Aleppo, l’amministra­zione Obama, Angela Merkel e François Hollande hanno parlato di “crimini di guerra” ( senza indicare in Putin il colpevole). Hanno cioè posto una questione enorme: l’uomo forte del Cremlino sta passando sopra ad alcune delle regole inviolabil­i che hanno sostenuto l’ordine mondiale degli scorsi 70 anni, cosa che l’Unione Sovietica non si era mai sognata di fare in questi termini. Prima l’inviolabil­ità dei confini, nei confronti dell’Ucraina. Ora, le convenzion­i internazio­nali sulla protezione delle popolazion­i civili durante i conflitti. Una Guernica annuncia sempre qualcosa.

@ danilotain­o

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Crimini di guerra
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