Corriere della Sera - Sette

Produttore

Domicilio a cavallo, è diventato oggi il primo europeo di questo alimento, e ha conquistat­o anche i grandi chef

- Di Enrico Mannucci

Ah, le patatine fritte mangiate da bambini... Quante volte l’avrete detto, ripensando ai sacchetti di carta opaca, rigorosame­nte senza etichette, da cui si estraevano le sospirate chips ( senza sapere che, anni dopo, le avremmo chiamate così). Attenzione! Siamo nel campo minato della memoria più o meno volontaria, quello finemente esplorato da Marcel Proust con le sue “madeleine”, e quello dove la nostalgia può trasfigura­re gli oggetti evocati. Per restare all’esempio nostrano, siamo sicuri che fossero così più buone ( rispetto alle odierne, ovviamente) le patatine che crediamo di ricordare? Ragionando freddament­e, pare difficile. Intanto, perché era diverso il tipo di patate che si usava un tempo: oggi, la varietà è grande ( le francesi Lady Rosetta e le tedesche Lady Claire), quando allora – diciamo qualche decennio fa – dalle nostre parti imperava la Saturna francese, ormai finita quasi in disuso. Poi, perché la Saturna, appunto, e gli altri tipi analoghi assicurava­no una resa e un gusto molto inferiori a quelli odierni: resa, nel senso che perdevano molta più acqua rimpicciol­endosi, erano più scipite, meno pregiate, e quindi il sapore veniva assicurato usando molto più olio e più sale. La piccola premessa serve a introdurre nel mondo abbastanza misterioso delle patatine fritte e confeziona­te. Un mondo molto cosmopolit­a ( e, in quanto tale, assai variegato), dove l’Italia può vantare il primo produttore a livello industrial­e nell’Europa continenta­le: la San Carlo. Primo cronologic­amente nel continente, e primo anche, come leader di settore, per quanto oggi riguarda l’Italia. Al primato europeo, Francesco Vitaloni ( un cognome che rivela una probabile origine veneta, nella forma Vitalon), nato nel 1908 a Codogno e sposato con Angela Locatelli, arrivò presto. Si era stabilito a Milano, negli anni 30, e aveva aperto una bottega di gastronomi­a in via Lecco, all’angolo con via Felice Casati ( vicino alla farmacia Giuliani che creerà il celebre amaro), nel quartiere del Lazzaretto. Negli atti ufficiali, il 22 luglio 1936, risulta col nome di San Carlo, registrata come “Rosticceri­a e polli”. Il battesimo deriva

San Carlo

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