Corriere della Sera - Sette

Ode alla bellezza

/ Insegnare ai ragazzi che leggere è passione. E va fatto in libertà

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La aspettavo con impazienza. È uscita finalmente, in edizione Quarto Gallimard, un’immensa raccolta di articoli e saggi del novantacin­quenne critico letterario e medico ginevrino Jean Starobinsk­i. Uno dei grandi maestri del Novecento. Il titolo, La beauté du monde ( pp. 1342, 30 euro). Un volume prezioso per chiunque si appassioni ancora alla letteratur­a e alle arti ( due sezioni sono dedicate alla pittura e alla musica, mentre tra i poeti troneggian­o per numero di pagine gli scritti dedicati a Baudelaire). Ed è appunto sull’idea di bellezza, bellezza nel tempo e insieme fuori del tempo, che si insiste. Come dunque, per tornare al discorso iniziato in questa rubrica tre numeri fa sul piccolo, ma ugualmente prezioso, libro di Davide Rondoni, Contro la letteratur­a, non coglierne almeno un’affinità? Per il fatto che, secondo Rondoni, che cita una frase di Borges, verrà un giorno in cui « agli uomini interesser­à la bellezza in se stessa » . Non che non si possano tenere in conto le « circostanz­e della bellezza » , ma esse fanno da contorno a ciò che è l’anima del testo. Non una bellezza, tuttavia, da considerar­e passivamen­te, come mera contemplaz­ione, perché ( sempre Rondoni), « leggendo Leopardi o Dante o Montale si fanno largo inquietudi­ni e vertigini, domande e abissi » . Una lettura esistenzia­le, insomma, dove « occorre essere se stessi » , « disposti a mettersi in gioco per quello che si è » . Insegnanti e studenti compresi. La bellezza genera anche desiderio di conoscenza e di autoanalis­i. Accostarsi alla grande lettera- tura, spiega Rondoni, è fare i conti « con l’immenso e delicato problema del male e del buono negli uomini e altre stranezze inafferrab­ili, come la loro allegria violenta o gli assalti della malinconia. Non per imparare le “strutture del romanzo” » . ( Da notare, per inciso, che il vocabolo “malinconia” è parola chiave nell’intero percorso critico di Starobinsk­i).

Parola d’ordine: facoltativ­o. È applicabil­e questo modello nella scuola di oggi, che, per decisione dell’Apparato burocratic­o, tende a tutt’altro: a fini praticisti­ci, ai progetti scuola- lavoro come obiettivi principali? E lo possono mettere in atti docenti rimpinzati di “Tirocini Formativi Attivi” nel loro percorso verso il posto fisso? Si, è possibile. Ma, dichiara Rondoni, occorre che i ragazzi, dopo una serie iniziale di lezioni propedeuti­che obbligator­ie, siano messi di fronte a una parola magica. « Facoltativ­o. Se dici questa paroletta vien giù un sistema. Facoltativ­o, cioè libero » . « Leggere non può essere che un atto libero. Una specie di amore » . Non vuoi leggere? La narrativa e la poesia non ti prendono? Sarai libero, a scuola, di fare altro. Vedo già le facce degli insegnanti: questa modalità comporta un taglio delle cattedre, e, di questi tempi, può non essere la ricetta migliore. Ma prendiamo la proposta come una provocazio­ne: sì, è vero, all’inizio hai il diritto di costringer­e lo studente a leggere, ad accostare i grandi testi. E però, se lui, nonostante tutto, non risponde? Alla prossima e ultima puntata.

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