Corriere della Sera - Sette

La Grande Mela fa il pieno di zombie

Piaceri&Saperi / Per la prima di nei quartieri dei giovani hipster newyorches­i si sono riviste le feste a tema nei pub

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Per avere notizie più certe sul futuro della television­e non basta andare a Hollywood o a New York, ma uno sguardo americano non guasta. È un po’ come la questione delle mode alimentari: provate voi a trovare ancora oggi un caro vecchio yogurt “normale”, a Manhattan o a Brooklyn, che non sia di stile greco, islandico, bulgaro e chi più ne ha più ne metta a segnalare i prodotti con fermenti lattici di maggior contenuto proteico rispetto a quelli tradiziona­li, o uno yogurt che non sia sempre “fat- free”, o senza lattosio o di soia. Nei quartieri di New York City dove vivono in prevalenza quelle che potremmo definire le avanguardi­e giovanili borghesi, la tv tradiziona­le ha fatto la fine dello yogurt normale: difficilis­simo trovarla in un salotto o in una cucina. Persino i facciaa- faccia elettorali per le presidenzi­ali, come le partite di baseball o di football, si guardano al bar. Sono sempre di meno anche gli abbonati alla cable- tv ( non a caso Google sta per lanciare un nuovo abbonament­o low- cost via YouTube) e così quando ricomincia la liturgia delle programmaz­ioni, per esempio con gli appuntamen­ti più significat­ivi della serialità, chi non si compra la visione online e magari organizza una serata con gli amici, può fare un salto al pub. In una delle strade più caratteris­tiche del quartiere hipster di Greenpoint, accanto al negozio di vintage con il cartello che recita “Hippies are alwayswelc­ome”, accanto alla vetrina con insegne di stile gotico e metallaro della mescita e rivendita di birre rigorosame­nte artigianal­i, c’è il grande bar d’angolo che ha appena organizzat­o la festa a tema per la prima stagionale di The Walking Dead, il 23 ottobre: sulla lavagna in strada sono state disegnate coi gessetti colorati la mazza da baseball tempestata di filo spinato del cattivo Negan ( foto) e una scritta colorata: “Who will survive?”, chi sopravvive­rà? È come se si fosse tornati ai primi tempi della television­e, al mondo prima della diffusione degli schermi domestici, alla gente che si riuniva dinanzi a pochi apparecchi televisivi, condominia­li o pubblici. Se si guarda invece all’eco mediatico- pubblicita­rio, a NYC come a Los Angeles, a farla da padrone sembrano essere i nuovi competitor della tv online – Amazon, Hulu e Netflix –, fianco a fianco con i principali protagonis­ti vecchi e nuovi del mercato della tv a pagamento, dall’AMC con gli zombie pigliatutt­o alla HBO, che si è lanciata anche nell’online, con la nuova serie Divorce con Sarah Jessica Parker ( a novembre su Sky Atlantic) ai prodotti di richiamo di Epix, la spystory Berlin e la nuova serie political- comedy con Nick Nolte Graves ( in Italia, al lunedì su TimVision). Le solite Abc, Cbs, Nbc, Fox e via elencando seguono poi, a fatica, anche sul fronte del cosiddetto “external advertisin­g”, sui muri delle strade principali e delle stazioni delle linee metropolit­ane. Del resto, anche in Italia, gli ultimi tifosi della tv generalist­a in crisi, che pur si consolano notando il magro 0,7 % di bottino del nuovo servizio di Netflix, la crisi di Premium e la percentual­e di abbandoni per Sky, non possono certo far finta che qualcosa non stia cambiando radicalmen­te. Come per la moda dello yogurt greco, è solo una questione di tempo.

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