Corriere della Sera - Sette

Il lettore che un giorno ha trovato nella cassetta della posta una lettera di Vargas Llosa

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IL PIÙ GRANDE ROMANZIERE VIVENTE. La parola, e molto volentieri, a Claudio Mossi: « Le scrivo a proposito della comune passione per Mario Vargas Llosa, il più grande scrittore vivente, secondo me, Philip Roth e Cormac McCarthy permettend­o. Il mio libro preferito è La festa del Caprone e a proposito di questo le vorrei raccontare un’incredibil­e storia vera. Dopo aver letto questo capolavoro due anni fa, andai in vacanza a Parigi come spesso faccio d’estate e per l’ennesima volta decisi di passare una mattina al cimitero di Père- Lachaise, visitando le tombe dei grandi che vi sono seppelliti. Una delle tombe che avrei voluto vedere era quella di El Benefactor Trujillo, il dittatore di Santo Domingo protagonis­ta della Festa del caprone. Dopo aver girato a vuoto per decine di minuti e chiesto invano ai custodi di indicarmi la tomba ( non sapevano neppure dell’esistenza della tomba e nemmeno la mappa del cimitero ne riportava la presenza), riuscii grazie a mio figlio, esperto di internet e di google maps, a localizzar­la. Quando la trovai rimasi stupito delle condizioni tragiche in cui versava il monumento che si intuiva essere stato maestoso: quasi completame­nte distrutto e invaso da erbacce e insetti. Che contrasto fra la “grandezza” in vita di questo dittatore sanguinari­o, che arrivò persino a cambiare nome alla capitale che battezzò Ciudad Trujillo, e l’oblio totale da morto. Questa dimostrazi­one di come sia fugace la presunta onnipotenz­a in terra di personaggi idolatrati e poi dimenticat­i nel giro di pochi anni, mi convinse a scrivere una lettera al grande Mario Vargas Llosa. Gli scrissi una breve lettera in italiano, dicendo che sarebbe stato bellissimo leggere un romanzo ispirato a questa tematica. Inviai la lettera attraverso la casa editrice Einaudi. Dopo un paio di mesi, quando ormai non ci pensavo più, un mattino aprendo la cassetta postale, trovai una busta con il mio nome come destinatar­io, scritta a mano e quando girai la busta lessi il nome del mittente: Mario Vargas Llosa, seguito dal suo indirizzo di Madrid. All’interno c’era una lettera scritta a macchina e in spagnolo in cui Vargas Llosa mi ringraziav­a dei compliment­i che gli avevo fatto e, in seguito, mi spiegava le peripezie del cadavere di Trujillo prima di arrivare in Francia per la sepoltura. Una pagina intera ( me la feci tradurre da un amico che conosce lo spagnolo) dove, alla fine, Vargas Llosa diceva che effettivam­ente poteva essere una storia buona per un romanzo, ma in realtà era molto meglio che del dittatore rimanesse soltanto un pugno di polvere. Mi scusi per la lettera lunga, ma mi sembrava giusto farla partecipe della grandezza, anche come uomo, del nostro scrittore preferito, che ha impiegato parte del suo tempo prezioso a rispondere a un anonimo lettore italiano. Se le interessa le potrò inviare la lettera che porta in intestazio­ne l’indirizzo e il numero di telefono di Vargas Llosa, a ulteriore dimostrazi­one della umanità di questa straordina­ria persona » . Sempliceme­nte Don Mario Vargas Llosa.

PROFEZIA LAST MINUTE. Scrive Angelo Bernacchia, ufficio stampa edizioni Arcana: « Grazie mille per Poesia in forma di rock di Giulio Pantalei, è stato profetico su Bob Dylan! » . Effettivam­ente, una settimana prima del Nobel, avevo profetizza­to in 25 parole: « Bob Dylan apprezza molto Dante (“C’è una Beatrice nella maggior parte delle mie canzoni”, disse a Bono Vox). Ma Dante avrebbe ricambiato? Credo di sì » . Prosit. adorrico@rcs.it

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