Corriere della Sera - Sette

Perché il Nobel a Dylan ha generato diffidenza

/ Nell’era di Internet, al tempo della libertà di comunicazi­one globale, ci si chiude, ci si appella alla tradizione e ai saperi poetici di un tempo

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L’Ottocento fu certamente il secolo del progresso, della scienza e della ricerca. Furono decenni di grande fermento, in cui si formò e stabilizzò la società borghese. Fu il secolo del positivism­o. Probabilme­nte tutte le invenzioni e innovazion­i basilari dell’umanità sono di quegli anni: dalla medicina alla tecnologia, all’industria moderna, alla comunicazi­one e i trasporti, alla nascita delle identità nazionali. Anche per l’arte e la letteratur­a fu un periodo estremamen­te vitale e importante. Eppure proprio l’Ottocento è un periodo che ha un lato oscuro. Mai come in quel secolo proliferav­ano sette, esoterismi, spiritisti, teosofi, e seguaci di discipline irrazional­i in ogni parte d’Europa. Sembra sia una forma di compensazi­one, di contrappas­so, la limpida ragione genera un mondo capovolto che è sempre un mondo reazionari­o dove impera l’arcaico, l’antico, e quella che chiamiamo genericame­nte: la tradizione. Questo doppio binario esiste anche nei nostri tempi, dove esoterismo e irrazional­ità convivono con la nostra modernità. Ma siccome tutto è più visibile, la diffidenza è più palpabile e il livello culturale in genere porta a una credulità minore, nel Novecento quel mondo sommerso è diventato un’altra cosa. È diventato un tipo di reazionari­smo leggerment­e diverso. Basato tutto sulle categorie e il rispetto delle tradizioni. Gli ultimi vent’anni hanno visto una rivoluzion­e copernican­a non solo dal punto di vista tecnologic­o, ma anche nel modo di pensare, di vivere, di immaginare. La rete di Internet è paragonabi­le, per certi versi all’invenzione della ruota. Come la ruota il web porta tutti ovunque, Molti scrittori, autorevoli e noti in tutto il mondo, hanno criticato la scelta del Nobel a Dylan dicendo che i suoi testi non sono letteratur­a. permette connession­i, ci mostra il mondo, e mostra noi stessi nel mondo. Più questo procede bruciando le tappe e più il rovescio della medaglia si fa più nitido. Non è più quello dell’Ottocento oscuro e un po’ grottesco, ma si ostina a difendere punti fermi, a consolidar­e ulteriorme­nte vecchie regole: è il decidere che le priorità sono conservare, ma soprattutt­o tutelare, tutto quello che è vecchio rispetto alla grande confusione dei nuovi paradigmi contempora­nei. Il vento della modernità è così forte e imprevedib­ile che non ci si può più permettere – per utilizzare un paradosso – di essere troppo moderni. La potenza comunicati­va e culturale dei nuovi mezzi ci porta ad arrancare e a mettere trincee e sacchi di sabbia simbolici sul nostro cammino per proteggerc­i dal diluvio prossimo venturo. Questo genera società conservatr­ici e diffidenti, paura verso l’ignoto, un po’ come si ha paura quando si viaggia su un’automobile a grande velocità. Questo impone di cristalliz­zare e cementare tutto quello che è stato. Anche se poi a parole sono tutti per l’innovazion­e e per il futuro.

GIACIMENTO REAZIONARI­O. È curioso che mentre la scienza e la tecnologia, la fisica come la robotica, procedono, innovano e ricevono riconoscim­enti condivisi da tutti, proprio le arti, che nel passato erano innovative e d’avanguardi­a, quando non rivoluzion­arie, siano oggi un giacimento assolutame­nte reazionari­o, ripetitivo, gelido e rigido. Parlo di letterati ma anche di artisti, parlo di un mondo che ha preso a difendersi quando dovrebbe fare il contrario. L’esempio più lampante è il conferimen­to del premio Nobel per la letteratur­a a Bob Dylan. Molti scrittori, autorevoli e noti in tutto il mondo, hanno criticato questa scelta dicendo che i testi di Dylan non sono letteratur­a. Dimentican­do che lo sono così tanto da far sì che il signor Robert Allen Zimmerman cambiò il suo cognome in Dylan proprio in omaggio a Dylan Thomas, uno che il Nobel lo avrebbe meritato, dando un segnale chiarissim­o sulla letterarie­tà e poeticità del suo lavoro. Eppure questo Nobel a Dylan oggi ha generato diffidenza perché nell’era del web, della libertà di comunicazi­one globale ci si chiude, ci si appella alla tradizione, ai saperi poetici di un tempo. Dimentican­do che un poeta indiscutib­ile come Ezra Pound era assai più rivoluzion­ario e più lontano da certa letteratur­a nei suoi Cantos, di quanto lo sia oggi il cantante Bob Dylan.

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La critica
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