Tutta la musica del sogno americano
Corriere della Sera Un incontro per discutere dell’opera Porgy
Poter lavorare alla Scala è un sogno che diventa realtà. Questo palco è stato calpestato da artisti leggendari e nell’aria si sente il loro spirito; per questo respiro a pieni polmoni » . Comincia così, con un tributo al grande teatro milanese, la nostra chiacchierata con Philipp Harnoncourt, regista e drammaturgo viennese figlio di Nikolaus Harnoncourt, grande direttore d’ 0rchestra e musicologo scomparso lo scorso marzo. « A proposito » , dice, « alla Piccola Scala mio padre ha debuttato nel 1972, dirigendo Il ritorno d’Ulisse in patria di Claudio Monteverdi » . Harnoncourt interverrà, giovedì 3 novembre, all’incontro Un palco alla Scala, per parlare di Porgy and Bess, ultimo titolo della stagione 2015/ 2016. Dell’opera di Gershwin, in scena dal 13 novembre, Harnoncourt cura la regia, mentre il direttore musicale, che inizialmente doveva essere suo padre, è Alan Gilbert della New York Philharmonic. « Si tratta di un direttore brillante » , spiega Philipp, « un degno sostituto di papà, che amava quest’opera più di ogni altra, visto che, grazie a uno zio che ebbe in anteprima gli spartiti, aveva avuto andò in scena la prima volta il 30 settembre 1935 nel Colonial Theatre di Boston.
la fortuna di poter ascoltare le note di Gershwin fin da bambino » . « Porgy and Bess » , spiega Harnouncourt, « è un’opera che, pur essendo ambientata negli Anni 30, nell’immaginaria strada di Catfish Row, a Charleston, è ancora attuale, come tutte le belle storie del teatro. Penso per esempio alle tragedie greche, a Verdi, a Händel. Ma in questo caso l’opera va oltre il racconto: Gershwin fonde la musica delle radici afro- americane a quella d’arte europea; ciò che ne viene fuori è la visione musicale del sogno americano » . Sulle accuse di razzismo che nei decenni hanno accompagnato l’opera, Harnouncourt ha le idee chiare: « Le trovo ridicole. Il fatto che i protagonisti siano afroamericani distrae. Ma Porgy and Bess è la storia del conflitto tra la vita semplice e la civiltà moderna » . Secondo il regista, il brano più famoso, Summertime, « in fondo è una ninna nanna, che una madre canta al suo bambino per rassicurarlo prima che la vita, con le sue difficoltà, prenda il sopravvento » . Per questo allestimento, Harnouncourt ha scelto una forma semiscenica. « L’idea è di mio padre. In questo modo il pubblico percepisce le emozioni del dramma, ma, con i cantanti frontali rispetto alla platea, si alza la qualità musicale. È il teatro semplice e “povero” che piace a me, che ha forme astratte e sa sperimentarle. In questo caso ho invitato due artisti visivi, le cui opere vengono proiettate sul palco. E l’effetto è davvero straordinario » .