Corriere della Sera - Sette

Wael Shawky

Che cosa sta preparando

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Il suo “cabaret” sulle crociate, con i burattini di vetro (una trilogia video iniziata nel 2009 e che vedremo dal 3/11 al Castello di Rivoli, alle porte di Torino), è ormai famosa. «Voleva essere un’analisi storica non dalla parte dei vincitori, ispirata alle fonti citate anche dallo scrittore Amin Maalouf, non certo ideata per predire quello che sarebbe accaduto in questi anni nel mondo arabo», dice l’artista che vive tra Alessandri­a d’Egitto, Philadelph­ia e anche Doha, nel Qatar. «Lì sono stato invitato come artista in residenza e ora sto realizzand­o un progetto sulla regione del Golfo, sul commercio del petrolio e le compagnie americane e inglesi». Ad Alessandri­a il suo studio è diventato anche uno spazio sperimenta­le per artisti emergenti. Sempre a Torino, Wael vincitore della prima edizione del premio Mario Merz presenta (dal 2/11) nella Fondazione intitolata all’artista scomparso, il terzo capitolo di un’opera video tra il reale e il metafisico chiamata Al Araba Al Madfuna III (nome attuale dell’antica città di Abydos nel nord dell’Egitto), girato nei templi di Seti I e Osirion, dove ancora si praticano culti magici. A Milano, alla Lisson Gallery, dal 9, la sua personale.

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