Corriere della Sera - Sette

QUANDO A SVEZZARE I CUCCIOLI SONO GLI ALLEVATORI

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La Regione Lombardia prevede il divieto di cessione di cani o gatti di età inferiore ai 90 giorni. E solleva la reazione dell’Ente nazionale della cinofilia (Enci). L’iniziativa regionale non è isolata, ma non è prevista dalle norme nazionali dei cuccioli. Sulla recente legge lombarda n. 15, del 29 giugno 2016, l’Enci ha scritto il suo “no” alle autorità preposte, richiamand­o l’attenzione «sull’importanza di tutelare il benessere animale» un benessere «legato anche alla relazione con l’uomo, che potrebbe essere pregiudica­to dai 30 giorni in più rispetto al regime ordinario di divieto di cessione nei 60 giorni dalla nascita». Secondo l’Enci, con l’innalzamen­to del limite di cessione, gli allevatori «potrebbero trovarsi in una situazione di pregiudizi­o o comunque di sfavore rispetto ai colleghi residenti in altre Regioni, ove invece la durata del divieto di cessione rimane nei 60 giorni». Il precedente nelle Marche, che aveva modificato l’età di cessione dei cuccioli nel 1997. Mentre la normativa nazionale, fissa per i cani lo stesso limite di 2 mesi previsto per i gatti. La medicina veterinari­a comportame­ntale è concorde nel ritenere che un periodo più breve o più lungo vada a detrimento del benessere del cucciolo: un tempo inferiore ai sessanta giorni priverebbe il cucciolo dei benefici sanitari e psico-evolutivi derivanti dal contatto con la madre, ma un tempo superiore ai predetti sessanta giorni «può compromett­ere in maniera irreversib­ile la corretta socializza­zione del cucciolo e inibire lo sviluppo armonico del suo comportame­nto con riflessi sul potenziale aggressivo dovuto a carente relazione con il gruppo sociale umano (detentore, proprietar­io, nucleo familiare, convivenza sociale in pubblico)».

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