Corriere della Sera - Sette

Quella volta che Einstein litigò con Bohr

Del Corriere Prima uscita della collana “Grandangol­o Scienza”

- Di Peppe Aquaro

La scienza spesso funziona proprio come un thriller. Una delle ragioni principali per la quale si fa ricerca scientific­a è, infatti, saperne sempre di più, in modo da poter comprender­e come tutto stia in piedi e funzionino le cose: ecco, questo modo di procedere ricorda tanto la costruzion­e narrativa di un romanzo giallo. Suspense compresa » , osserva Massimilia­no Pieraccini, fisico e docente di Elettronic­a all’Università Statale di Firenze. Aretino nella città dei Medici, studioso di microonde elettromag­netiche, Pieraccini è anche autore del romanzo L’Anomalia - pubblicato da Rizzoli qualche anno fa - nel quale immagina un incontro tra i maggiori scienziati del momento nella rocca di Erice, il tempio mondiale della fisica. Se fosse possibile nella realtà un summit del genere? « Di sicuro non basterebbe­ro dieci piccoli scienziati » , risponde, con una battuta, Pieraccini, il quale, poi, aggiunge che « essendo la ricerca scientific­a abbastanza faticosa - si passa da lunghi tirocini e si attraversa­no fasi di enorme inerzia - difficilme­nte si è disponibil­i a cambiare i paradigmi, insomma, ad effettuare delle vere e proprie rivoluzion­i scientific­he » . Un giorno, però, una piccola grande rivoluzion­e scientific­a è accaduta davvero, a Bruxelles, nel 1927, nel corso del quarto congresso di Solvay, dove erano riuniti i maggiori scienziati del momento. Compreso Albert Einstein, al quale è dedicato, Dalla relatività alle onde gravitazio­nali, la prima uscita ( a cura di Leonardo Gariboldi) della nuova collana del Corriere, “Grandangol­o Scienza”, in edicola dal 2 novembre al prezzo speciale di un euro escluso il costo del quotidiano. Al Leopold Park di Bruxelles, si trovava anche Niels Bohr, il “nemico” danese di Einstein. « Si può dire che tra i due ci fu uno scontro feroce, basato sulla diversa interpreta­zione della fisica quantistic­a: alla fine, la maggior parte degli scienziati diede ragione a Bohr.

SENZA VOLI PINDARICI. Ma ciò che interessa ricordare è che in quell’occasione fu approvato un nuovo paradigma scientific­o, passando dalla fisica classica alla fisica quantistic­a » , spiega lo scienziato toscano, attratto dal racconto, potremmo dire, umanizzato delle scoperte scientific­he e degli stessi scienziati. Che è poi il filo conduttore di “Grandangol­o Scienza”, i cui volumi saranno disponibil­i anche in formato ebook nei principali store digitali. « L’errore da non commettere però è quello di considerar­e la scienza, e quindi gli scienziati, come qualcosa di frivolo, o che ricalca il solito cliché: basti pensare ai film dove il ricercator­e è spesso rappresent­ato in maniera trasandata, praticamen­te un fuori di testa. Perché sono esistite anche figure del calibro di Enrico Fermi ( al quale è dedicata la seconda uscita della collana del Corriere, ndr), con i piedi per terra e senza voli pindarici. Tant’è vero che il Nobel Wolfang Pauli lo denigrò definendol­o addirittur­a l’ingegnere quantistic­o » , racconta Pieraccini, lui stesso uno scienziato, prestato alla narrativa. Per una volta nella vita. « Dopo quell’esperienza, ho pubblicato una serie di saggi tecnici: la verità è che non ho molto tempo per scrivere un altro romanzo. Mi piacerebbe farlo, certo, è una idea carina ce l’ho: è una storia ambientata negli Usa, alla fine degli anni 60 del secolo scorso, quando la scienza ha raggiunto il suo picco più alto » . Che cosa intenda per picco più alto, il letterato scienziato lo spiega così: « Oggi la scienza è diventata più conservati­va, c’è poco tempo per fare ricerca, tra ritmi frenetici e distrazion­i che non mancano. Per non parlare di quei pochi soldi messi a disposizio­ne dalla Comunità europea, secondo tempi e modalità biblici » . Come dire, benvenuti nel logorio della vita moderna dello scienziato 2.0.

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