Corriere della Sera - Sette

Perché non siamo più abituati alle relazioni solide?

/ È come se molti si fossero consegnati alla “solitudine accompagna­ta”, a un rapporto in cui si sta insieme, mantenendo le distanze

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(…) Vorrei proporre un tema che potrebbe interessar­e molti: perché ci stiamo abituando sempre di più a storie evanescent­i, dove si sta insieme e non si sta insieme, ci si vede e poi si scompare e poi si riappare e così via? (…). Ho 47 anni, stando alle opinioni di amici e conoscenti sono una bella donna, sono divorziata, indipenden­te, senza figli. Ho sempre cercato relazioni solide o almeno ci ho provato. Mesi fa, però, sono letteralme­nte “scappata” da un uomo (intelligen­te, sensibile e bello) che mi proponeva di stare insieme come si deve, in maniera ufficiale, diciamo. Non so che cosa mi sia preso ma è come se mi fossi assuefatta ad altro. Abituata alla leggerezza. Io?! Perché?

Veronica R. (lettera firmata, Roma)

Ma che bel tema, la ringrazio ( e mi scusi se ho dovuto tagliare la sua lunga lettera). In effetti questa attitudine all’amore rarefatto è materia per sociologi da decenni, complici le trasformaz­ioni sociali. Però lei, Veronica, mette l’accento su un’altra cosa: sull’assuefazio­ne. È come se la solidità di una coppia tradiziona­le ormai ci spaventass­e, come se molti di noi si fossero irrimediab­ilmente consegnati alla “solitudine accompagna­ta”, a un rapporto in cui si sta, sì, insieme, ma nel quale si mantengono le distanze. Guardi, proprio qualche giorno fa mi è capitata tra le mani una suggestiva versione del mito di Persefone, figlia di Zeus e Demetra, rapita da Ade, re degli inferi. Zeus riesce a trattare con quest’ultimo la liberazion­e della ragazza, ma a un patto: lei non potrà mangiare nulla che provenga dall’aldilà. Ade però la inganna e le dà una melagrana: da qui il destino di Persefone, che starà metà dell’anno sulla Terra e l’altra metà sottoterra. Ma secondo alcune versioni, fu la stessa ragazza a scegliere di mangiare quei chicchi e, dunque, a voler rimanere parzialmen­te sepolta. Perché anche la solitudine, anche l’ombra, anche l’abisso hanno una vitalità che ci può attrarre. E forse, una volta che ci siamo abituati a fare a meno dei rituali sociali ( la coppia tradiziona­le, la vicinanza obbligata, la condivisio­ne di tutto), è difficile tornare indietro. Trovi la sua dimensione, che può essere anche quella di una donna sola a metà, perché no?

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