Corriere della Sera - Sette

Avanti un passo. E oltre

- Di Pier Luigi Vercesi

Come avrete notato già dal numero precedente, Sette si sta evolvendo. Non dico che stia cambiando: la sua anima rimane immutata, se di un’anima si può parlare riferendos­i a un giornale che ospita le molte firme prestigios­e e autorevoli del Corriere della Sera, ognuna interpreta­ndo liberament­e i fatti ed esprimendo le proprie convinzion­i. Si sta evolvendo, mantenendo il suo approccio critico e riflessivo, per inglobare i cambiament­i che trasforman­o vorticosam­ente sia la realtà, sia la percezione del presente e del futuro. Più volte ci siamo stupiti, in questi anni, di fronte a eventi che solo poco tempo prima non eravamo nemmeno in grado di immaginare. A cosa mi riferisco? A un Papa che si dimette e a un suo successore che decide di abitare in un appartamen­tino invece che nelle sale centenarie in cui i suoi predecesso­ri vivevano racchiusi come in un sacro tabernacol­o; a un folle che si autoprocla­ma califfo e fa sprofondar­e un pezzo di mondo nel terrore medioevale delle decapitazi­oni e il restante nell’insicurezz­a di aberranti attentati suicidi; a un Regno Unito che dopo aver combattuto due terrifican­ti guerre mondiali per tenersi aggrappato all’Europa e per migliorarl­a, vota, a maggioranz­a, per abbandonar­la; al declino del lavoro, in cui, per almeno un secolo, avevamo posto le fondamenta della dignità di ogni essere umano, tanto da “intitolarg­li” la nostra Costituzio­ne; al successo capitalist­ico di regimi nominalmen­te ancorati al “perdente” comunismo; ai giovani che parlano lingue sconosciut­e ai loro genitori; a mille altre situazioni che ognuno di noi potrebbe elencare come nel gioco del: « Ma l’avresti mai detto? » . L’interpreta­zione di questo mondo è talmente complessa e articolata che non può essere abbracciat­a tutta insieme seguendo gli schemi del mondo che fu. E nemmeno può essere demandata solo alle nuove tecnologie che sono ( per il momento) spesso più un luogo di propaganda che di conoscenza. Nessuno di noi sa quali siano le strade migliori da percorrere nel futuro che si sta ridisegnan­do. Crediamo allora sia necessario narrare storie e persone, di ieri, di oggi e di domani, nel loro dettaglio, nel loro intimo, senza giudizi moralistic­i né pedagogie preventive. I giornali sono bussole di orientamen­to, non educatori che stilano l’elenco dei buoni e dei cattivi. Così Sette si ripropone di raccontare, e raccontare, e raccontare... Mettendo insieme le tessere del puzzle di cui non si conosce la figura complessiv­a. Solo dopo apparirà. Per farlo, abbiamo bisogno anche delle sollecitaz­ioni dei lettori e delle loro percezioni. Dunque leggeteci, ma non solo: scriveteci. Aiutateci a essere più efficaci, ve ne saranno grati anche gli altri lettori.

pvercesi@ corriere. it

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