Corriere della Sera - Sette

Giorgia

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Cantautric­e romana, 45 anni, in oltre vent’anni di carriera ha pubblicato 16 album.

Apparire in un videoclip due mesi scarsi dopo l’ 11 settembre 2001 crocifissa e con il burqa è indice di una lodevole sincerità quando si tratta di esprimere la propria opinione. E la carriera – a volte complicata – di Giorgia, che pubblica ora il nuovo album Oronero ( tutto attaccato) dopo tre anni di pausa, è la testimonia­nza di questo spiccato senso dell’indipenden­za. Da una parte ci sono vent’anni di carriera ( e sette milioni di copie), la vittoria a Sanremo a 24 anni aggiudican­dosi anche il premio della critica ( allora non era mai successo, da allora è capitato solo un’altra volta), una voce importante e limpidissi­ma che ha usato per soul e pop ma avrebbe potuto tranquilla­mente ( facendo una scelta artistica e di vita differente) dedicare all’opera, uno strumento che le è valso le collaboraz­ioni con Mina, Luciano Pavarotti, Ray Charles, Zucchero, Alicia Keys, Lionel Richie, Jovanotti, Andrea Bocelli, Herbie Hancock e con il suo idolo Pino Daniele la cui morte, ha spiegato recentemen­te a Pasquale Elia su IoDonna, l’ha molto provata sotto il profilo emotivo. Dall’altra parte c’è un’immagine pubblica sempre poco disposta a essere piaciona, una cantan- te alla quale non interessa particolar­mente essere simpatica, che rivela senza problemi di essere stata per anni in terapia ( di solito i curatori d’immagine dei personaggi dello spettacolo sconsiglia­no di ammetterlo), che per quel video del 2001 viene accusata di essere di destra e “fallaciana” e 15 anni dopo la Francia vieta il “burqini” sulle spiaggie, che non si vergogna di rispondere “no” alla domanda “sei felice?” né di parlare con tranquilli­tà della morte ( il compagno Alex Baroni scomparso nel 2002 in un incidente). Oggi è mamma, finalmente felice, dopo due bambini persi, a fianco del compagno Emanuel Lo. Una cantante che da ragazza cantava « non sono un bambola » e quarantenn­e va in tv – Il più grande spettacolo dopo il weekend di Fiorello, nel 2012 – a cantare Mina e Amy Winehouse facendo ascolti record ma poi dice una cosa ovvia – ma non sempre popolare – cioè che « se fossi stata un uomo avrei avuto una carriera più facile » , che rivendica di aver partorito in casa tra i suoi gatti e contempora­neamente attacca quote rosa e otto marzo. Orgogliosa­mente, sinceramen­te allergica alle dichiarazi­oni generiche delle quali sono fatte la maggior parte delle dichiarazi­oni pubbliche dei personaggi dello spettacolo. Pontremoli è anche presente nei consigli di amministra­zione di Barilla e di Brunello Cucinelli. Giramondo per necessità, da 40 anni non rinuncia nel weekend a fare il deejay in diversi locali dell’Emilia.

Wish YouWere Here è stato il primo album che ho comprato nel 1975. Non avendo grandi finanze, l’abbiamo acquistato in 4 con l’accordo di tenerlo una settimana per uno. Da li è nata la mia passione per la musica e per la mia “carriera” da Dj. Era un impegno gravoso, ero impegnato sabato sera, domenica pomeriggio e domenica sera; iniziava allora la disco dance, ma dedicavo sempre un’ora a “educare alla buona musica” e il pezzo che apriva questo spazio era quello dei Pink Floyd. Questo disco mi ricorda molto anche mio padre. E anche ora che lui non c’è più da 20 anni, ogni volta che c’è un momento bello oppure una decisione importante da prendere: I wish you were here, papà.

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