Corriere della Sera - Sette

1981

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Sua evanescenz­a anno Uno. Da sempre ogni storia raccontata fonda la sua ricostruzi­one sulla combinazio­ne di alto e basso. In questa prospettiv­a il debutto degli Ottanta è significat­ivo. Il 20 gennaio Ronald Reagan è il presidente degli Stati Uniti e il 4 febbraio, in Italia, RaiUno trasmette la prima puntata di Dallas. La bocca dello storico rigoroso e rigorista si storcerebb­e in un ghigno di disgusto a fronte della proposta di un legame fra i due fatti. Lo storico rigoroso e rigorista censurereb­be l’accostamen­to relegandol­o alla dimensione superficia­le del giornalism­o d’effetto. Secondo me il nesso c’è, si vede e rivela chiarament­e lo spirito degli Ottanta. Immaginare un presidente alla Reagan o una serie televisiva alla Dallas all’inizio dei Settanta in Italia e in Europa, sarebbe stata un’eresia, condannata al confino ideologico se non al rogo politico. Ma gli Ottanta del riflusso mescolano tutto: terrorismo e television­e, politica e spettacolo, immaginari­o e immagine. Nelle piazze si canta e si balla e strade e piazze, teatro di scioperi e manifestaz­ioni dei Sessanta/ Settanta, si trasforman­o in palcosceni­ci sui quali proporre la voglia di rappresent­arsi del decennio, nuovo anche per lo stile. Non torno su spalline, scaldamusc­oli, e camicie pastello: se ne è parlato tanto. Ma rifletto ancora sul cambiament­o radicale del modo di vestire. Nei Settanta si diffonde spontanea la consuetudi­ne dei mercatini dell’usato, quasi a non dar valore a quanto si indossa. Negli Ottanta il guardaroba diventa una delle voci da tener presente nell’impostazio­ne del bilancio familiare. Nell’era del vestivamo alla paninara guai a farsi trovare senza l’ultimo grido addosso, assimilabi­le a di Edvard Munch solo per l’effetto misto tra stupore e perplessit­à nel momento in cui soggetti e soggette addobbati alla paninara si palesavano in discoteca. 1981. Qualcuno resiste alla tempesta effimera e tenta un’opposizion­e al riflusso e alla svolta edonistica. È del 28 luglio un’intervista storica di Enrico Berlinguer nella quale denuncia la corruzione progressiv­a dei partiti politici, definiti « macchine di potere e di clientele » . Sappiamo come è andata a finire. 1981. Tra i libri c’è chi scopre Gesualdo Bufalino in Diceria dell’unto-

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